Rendo pubblica questa lettera aperta allegata un esposto indirizzato al Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti e in conoscenza al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. L’esposto ha avuto seguito per ora una audizione presso l’ODG piemontese nella giornata di giovedì scorso
E’ arrivato il momento per parte mia di uscire dal politicamente corretto e dall’asepsi delle parole per affrontare “in campo aperto” e “senza censure” quanto accaduto alla mia persona in questi anni dal punto di vista umano e professionale.
Nell’inviarvi la documentazione e l’esposto che allego a questa mia desidero trasmettere riflessioni sulla mia vicenda che esprimo in Lettera Aperta che nei prossimi giorni renderò pubblica. La mia storia professionale giornalistica è intrisa di una serie di avvenimenti e di circostanze che quando narrate a colleghi di altre regioni producono domande del tipo “ma che succede in Piemonte ?”.
Penso che il voler lavorare in una delle regioni più mature economicamente, socialmente e culturalmente dell’Italia non possa essere un handicap per chi lo vuol fare liberamente, seriamente, con professionalità e onestà nel settore giornalistico.
Penso che la situazione di estrema difficoltà dei giornalisti in questa regione sia visibile a tutti.
Penso che coloro i quali denunciano irregolarità deontologiche e codicistiche debbano essere tutelati per l’opera che svolgono per una professione migliore e per la tutela dei colleghi.
Penso che coloro i quali violano le leggi e la deontologia professionale debbano essere giudicati correttamente e non “amnistiati”.
Penso che il Consiglio di questo Ordine abbia avuto in passato le informazioni necessarie e sufficienti per dover e poter agire con evidenza nei confronti degli eventi oggetto del mio esposto e non abbia agito in maniera evidente come sarebbe accaduto in altre regioni.Provo vergogna per la pervicacia con cui alcuni hanno saputo agire per sedare e celare piuttosto che per tutelare e difendere secondo le carte professionali e gli obblighi dovuti dalla carica.
Provo vergogna per la retorica con cui certi colleghi iscritti a quest’Ordine da un lato difendono con le parole la libertà e la deontologia della professione con uno sterile manierismo rituale, dall’altro nel concreto non tutelano i colleghi la cui dignità professionale è violata.
Penso che per salvare la professione in Italia, ma soprattutto nella nostra regione occorra rivedere i modi di agire e le prassi per dare giustizia e dignità a chi la chiede o l’ha chiesta.Chiedo ai consiglieri del Consiglio di quest’Ordine che ritengono di dissentire dalle azioni svolte a carico delle situazioni da me evidenziate di dissociarsi dalle azioni poste in essere dai presidenti di questo Ordine.
Continuerò da oggi a richiedere la mia tutela e la tutela della mia dignità umana e professionale da parte degli organi competenti e da parte dell’opinione pubblica verso cui penso sia necessario agire per una trasparenza degli eventi di questo Ordine. Chiedo all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di intervenire per riportare dignità nel lavoro giornalistico in questa regione.