il Rapporto pubblicato recentemente dalla CJR e realizzato da alcuni docenti e ricercatori della Columbia Journalism School (la traduzione dell’ introduzione e del primo capitolo è qui), affronta il complesso rapporto fra numeri e ricavi nel web attraverso un’ analisi delle strategie di alcune testate americane di diverse dimensioni e natura, cercando di sciogliere uno dei nodi più intricati e dolenti (soprattutto dal punto di vista economico-industriale) dell’ evoluzione dell’ industria giornalistica digitale.
Questo non vuol dire che le dimensioni dell’utenza non restino comunque di vitale importanza – affermano gli autori del Rapporto –. Un sito con dieci milioni di utenti unici catturerà maggiormente l’attenzione di inserzionisti e agenzie rispetto ad un sito con un quinto dell’audience. Le grandi aziende vogliono piazzare grandi quantitativi di inserzioni, senza trattare singolarmente con ogni piccolo sito. Ma nel complesso – osserva l’ analisi della CJS – la corsa al traffico ha fatto sì che le testate avessero grandi utenze e piccole entrate.
Ciò ha anche svalorizzato il loro prodotto giornalistico, portandole a tatticismi quali, ad esempio, l’uso di gallerie fotografiche di questa o quella celebrità al fine di alimentare il traffico generato dai motori di ricerca. Nello sminuire il proprio marchio e nel trasformare in merce i propri contenuti, tali testate non hanno raggiunto l’obiettivo cruciale di attrarre un pubblico attento e fidelizzato.
1 commento su “Grandi numeri e giornalismo digitale”
I commenti sono chiusi.
I grandi giornali hanno sostituito gallery in flash o altre tecnologie molto fruibili per il lettore con gallery html che costringono i browser a caricare una pagina per ogni foto, non allo scopo di aumentare il numero di impression e quindi (teoricamente) di fatturato. Lo scopo era ed è scalare la classifica Audiweb. Ne Corriere ne Repubblica ambiscono al secondo posto.