La Norvegia. Che rispetta la natura e non fa affari con i dittatori. Dove i poliziotti girano disarmati. Un Paese mite. Nel quale nessuno potrebbe immaginare, “ragionevolmente”, un’esplosione di violenza tanto cieca, covata al proprio interno. Già: al “proprio interno”. Perché è difficile rassegnarsi a questa evidenza. Visto che il “riflesso condizionato” degli osservatori e dei commentatori, di fronte a tanto orrore, ha reagito, dapprima e a lungo, cercando una spiegazione coerente – e in fondo rassicurante – con le proprie ragioni, i propri giudizi – e pregiudizi… Richiamando il fantasma delle cellule Qaediste, la Jiad. In altri termini: il Terrore Islamico che aizza lo Scontro di Civiltà. Il Nemico evocato, subito, sulle cronache delle edizioni on-line (talora, anche cartacee) dei giornali. Alcuni, in particolare, particolarmente riluttanti – e renitenti – a rassegnarsi, anche di fronte all’evidenza. Invece no. L’assassino, il Mostro, è un giovane norvegese. Biondo, cristiano fondamentalista, anti-islamico.
E’ difficile sopportare il disagio e la vertigine prodotti da questa vicenda. Troppo incoerente e irragionevole di fronte alle nostre ragioni – e alla nostra ragione. Noi: costretti ad ammettere che l’Odio può esplodere dove si coltiva il bene comune. In modo più violento che altrove. E si può esprimere, in modo in-descrivibile, nel “nostro” mondo, per mano dei “nostri”. Non dell’Altro: il “nemico” islamico e terrorista.Il Male che si nasconde – e cresce – dentro di noi. Non sopporta il futuro. Né il bene comune. Soffre i giovani che si impegnano per gli altri. Talora esplode, deflagra. Una furia cieca e sanguinaria. Contro di loro. Il bene comune, i giovani, il futuro.