Nel corso dell’ incontro ci sono stati momenti di tensione per l’ intervento di Marco Renzi, giornalista digitale e componente della redazione di Lsdi che ora, con una lettera aperta al presidente dell’ Ordine, rilancia le questioni sollevate e cerca di chiarire la sua posizione. Sostenendo che in un momento come questo uno scontro senza quartiere fra editori e istituzioni giornalistiche servirebbe a poco. Il momento è tale – sostiene Renzi – che una presa di posizione solo in questa direzione, si rivelerebbe ‘’non solo fuori tempo massimo, ma anche inutile e poco interessante ai fini di una seria riorganizzazione, meglio, rifondazione, del sistema dell’ informazione professionale’’.
Ecco la lettera di Renzi.
Caro presidente Iacopino,
Non si trattava di volontà masochista, nemmeno di vocazione all’autolesionismo, ma essere riuscito a farsi notare al punto da aver provocato il risentimento del Presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Jacopino, a parer mio suona come un successo.
L’ intento non era dettato da scopi personali, ma dal tentativo di provare a portare l’ intellighenzia giornalistico/istituzionale sulle tracce dei “giornalisti digitali”.
La professione è giunta ad un bivio. Un punto di non ritorno in cui gli scenari digitali stanno giocando, già da un poco, un ruolo imprescindibile e dunque smettiamo, per carità, di girare attorno ai problemi e proviamo ad affrontarli! E se per riuscire a far sintonizzare meglio sulle gravi problematiche della categoria i vertici delle istituzioni giornalistiche è necessario richiamare l’attenzione in un modo più insistente, non fate per favore la “faccia cattiva” ….. e nemmeno liquidate le nostre istanze come perdita di tempo, altrimenti la fiducia in siffatte istituzioni, già fortemente compromessa, finirà per estinguersi del tutto.
Il segmento digitale della professione giornalistica esiste, eccome, anche nel nostro Paese, e non è più – e il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, appena conclusosi, lo ha dimostrato inequivocabilmente – una prospettiva futura, bensì il presente della nostra professione, forse l’unica prospettiva plausibile.
Ma, caro presidente, a che cosa serve in un momento come questo uno scontro senza quartiere fra editori e istituzioni giornalistiche? Il momento è tale che una presa di posizione solo in questa direzione, si rivela non solo fuori tempo massimo, ma anche inutile e poco interessante ai fini di una seria riorganizzazione, meglio, rifondazione, del sistema dell’informazione professionale.
I soprusi o presunti tali da parte degli editori nei confronti dei giornalisti li conosciamo da sempre, ma è anche vero che se le istituzioni del giornalismo italiano fossero state da sempre più attenti alle problematiche della categoria e meno agli interessi di “corte” forse non esisterebbero all’alba del terzo millennio editori che ancora si permettono di pagare pochi spiccioli per un lavoro di qualità, che non assumono da decenni, che non sostituiscono i colleghi andati in pensione, che non si preoccupano di fare sperimentazione, che non collaborano con le scuole di giornalismo….etc.etc.