E’ durata solo cinque minuti l’udienza del processo Ruby. Giusto il tempo per i giudici della quarta sezione penale, presidente Giulia Turri, di fare l’appello delle parti presenti in aula e di rinviare il processo al 31 maggio per le questioni preliminari prima dell’inizio del dibattimento. In questi dieci minuti scarsi di udienza, il legale del premier, l’avvocato Giorgio Perroni, ha letto una lettera di Silvio Berlusconi ai giudici nella quale il presidente del Consiglio ha fatto presente di non poter partecipare all’udienza causa impegni istituzionali, acconsentendo comunque che si celebrasse l’inizio del processo.
I giudici quindi hanno dichiarato la contumacia del premier e poi dell’avvocato Perroni ha letto un’altra missiva di Niccolò Ghedini e Piero Longo, storici difensori del capo del Governo, nella quale i due hanno spiegato di non poter partecipare all’udienza per impegni parlamentari. Il collegio ha acquisito le due lettere, ha chiamato come persona offesa il funzionare della questura Giorgia Iafrate, rappresentata in udienza dal suo legale, e poi ha citato gli altri due funzionari Pietro Ostuni e Ivo Morelli, che non erano presenti e non erano rappresentati nemmeno dai legali. Poi è stata la volta di Ruby, che era assente, ma rappresentata dall’avvocato Paola Boccardi. Iafrate non si costituirà parte civile. Uno dei funzionari della polizia che si trovava in Questura la notte della telefonata di Berlusconi tra il 27 e il 28 maggio, ha deciso di non costituirsi parte civile.