Parlando di immigrazione. Dopo tanto tempo ieri ho rivisto dei conoscenti torinesi che possedevano un magnifico campeggio su una costa ancora incontaminata Calabria. Lo hanno ceduto quando hanno dovuto fare una scelta: o il campeggio rimaneva per giorni e giorni senza acqua, e questo ovviamente non era possibile, o accettavano il continuo aumento del pizzo chiesto dai maggiorenti locali. E non ci rientravano neanche più con le spese, lasciamo perdere il guadagno.
Proprio lì, sulla spiaggia del piccolo Eden, la notte di molti anni fa ho visto uno sbarco di casse. Ero andata a fare una romantica passeggiata notturna con il mio amato ma per fortuna, vista la spiaggia illuminata a giorno, ci siamo fermati in tempo dietro a un montarozzo. Sul bagnasciuga c’era un tizio che urlava ordini in dialetto, canotta, pesante catena d’oro, sigaretta in bocca e faccia da galera, tutto l’armamentario da film, e diversi altri che obbedivano e scaricavano casse da un barcone. Erano sigarette, niente di che. Ora mi hanno detto che sulle spiagge attraccano i barconi di clandestini.