Il problema di Fiat è di vendere automobili, non di farle …

Via Repubblica

Nel bilancio Fiat per il 2010, annunciate la settimana scorsa, con lo spaccato dei conti post scissione e il piano fino al 2014, fanno capire perché l’ azienda abbia spinto per un cambiamento dei contratti di lavoro in Italia, ma anche la vera portata di questi accordi per il futuro della società. Il vero problema della Fiat (auto) sono i “margini”: tolta la componentistica, tolta la Ferrari, che con il 6% del fatturato ha generato il 27% del risultato operativo, l’ anno scorso ha prodotto appena 607 milioni di utili prima di imposte, oneri finanziari e poste straordinarie, su 30 miliardi di ricavi. Un margine del 2,2%: il più risicato tra i 20 maggiori gruppi automobilistici nel mondo.


Fiat deve adesso aumentare anche le vendite: su questo si mostra ottimista, prefiggendosi di far crescere il fatturato del 20% medio annuo da qui al 2014. Non l’ aiuta aver perso quote di mercato nell’ auto quasi ovunque l’ anno scorso: una perdita che si è accentuata nell’ ultimo trimestre (-1,5% in Europa, -3% in Italia, -2,8% in Brasile), facendole iniziare il 2011 con un’ inerzia negativa. Riconquistare i clienti perduti è difficile: la fedeltà al marchio conta parecchio e il periodo medio di sostituzione è di svariati anni. Aver rallentato l’ uscita di nuovi modelli perché il mercato era debole potrebbe rivelarsi un errore grave. Chrysler non può aiutare per almeno 2 anni: la casa americana è a sua volta alle prese con i margini più bassi tra le 5 maggiori case presenti negli Usa. Può contare su una forte ripresa della domanda americana (siamo a 500 mila veicoli venduti al mese contro i 650 mila nel decennio precedente la crisi) e sul rifinaziamento meno oneroso dei prestiti elargiti dal governo per il salvataggio. Ma per sistemare i propri conti, non quelli di Fiat.