Beppe Severgnini sul Corriere.it
Siamo nelle mani di una diciottenne marocchina e di un’igienista dentale. Noi, i fondatori dell’Ue e la settima economia del pianeta. Pensate alla faccia di un marziano che sbarcasse oggi in Italia; o di uno sceneggiatore che sei mesi fa avesse proposto una trama del genere. Sconvolto, il primo. Sospettato di ubriachezza, il secondo. Inutile raccontare ancora uno stile di vita che la signora Veronica – sempre loro, le mogli – ci aveva sinteticamente anticipato. Non ce n’è bisogno. Lo stanno facendo i giornali e i telegiornali, con la gloriosa eccezione del Tg1 che nel giorno della tempesta ha aperto con «La Tunisia volta pagina» («Almeno loro…» ha commentato un lettore affranto e spiritoso).
Quello che dobbiamo capire – al di là del nostro giudizio sui metodi dell’indagine – è l’enormità di quanto accade. Il chiasso del dibattito televisivo è una cortina fumogena: copre l’essenziale. Che è questo, purtroppo: il capo di governo di un importante Paese occidentale è accusato di prostituzione minorile. Ma sostiene d’essere perseguitato e non accetta di essere giudicato. Complicato? Oh yes, come diciamo a Milano. Anche perché c’è un’altra questione. Il quadro dipinto dalle intercettazioni – diventate pubbliche dopo che il fascicolo è arrivato alla giunta per le autorizzazioni della Camera – non rappresenta solo abitudini stupefacenti (a meno che il bottone dello stupore sia bloccato da altri interessi). Coinvolge istituzioni, organi elettivi, apparati dello Stato (pensate all’uso delle scorte).