Il paradosso di Cargile è stata la fonte d’ispirazione dei due videomaker torinesi Alessandro Bernard e Paolo Ceretto per girare il documentario «Programma101. Memoria del futuro». Il calcolatore da tavolo realizzato negli anni Sessanta dall’Olivetti rappresenta indubbiamente il progenitore del moderno personal computer, ma è impossibile fotografare l’attimo esatto della trasformazione.
La Programma 101, realizzata da un pool di progettisti coordinato da Pier Giorgio Perotto, ottiene un clamoroso successo alla fiera tecnologica mondiale di New York del 1965, portando i principali quotidiani americani a titolare: «Il primo computer da scrivania del mondo».
Fino ad allora i computer erano macchine estremamente ingombranti, custodite nelle sale dei bottoni, dove avevano accesso solo poche persone autorizzate, con tanto di camice bianco. Alla fiera di New York, raccontano i progettisti Gastone Garziera e Giovanni De Sandre, protagonisti del documentario, molti guardavano la 101 e chiedevano dove fosse il cavo che la collegava al computer centrale.
«Questo aspetto ci ha permesso di ampliare lo sguardo sulla storia: la 101 segna il passaggio dal Grande Fratello informatico, con prospettive di sviluppo Orwelliano della tecnologia, al computer domestico e all’informatica distribuita. A quasi 50 anni di distanza diventa una metafora interessante per ragionare di Cloud Computing, che trasferendo lo storage di dati e la gestione dei programmi in rete, segna un ritorno allo stato pre 101 – sottolinea Bernard -. Inoltre coi vari personaggi che abbiamo intervistato per realizzare il film ci siamo trovati ad affrontare temi quali l’etica del pc, l’inquinamento informatico, gli aspetti sociali dell’informatica».
1 commento su “Il work in progress del documentario sulla programma 101”
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Certo che è un ritorno, u8n ritorno più che logico. Se ai tempi del 101 ci fosse stata una rete performante e sempre disponibile come quella di oggi che motivo ci sarebbe mai stato per trasferire tutto sulla scrivania?
dadda