Una spy story industriale che si sta trasformando in un affare di Stato: la Renault sospende tre alti dirigenti, sospettati di aver divulgato dettagli sulle “attività strategiche” del costruttore, cioè sul principale progetto industriale: l’auto elettrica. Un business nel quale Renault e l’alleato Nissan hanno investito 4 miliardi. L’azienda – decisa la sospensione – annuncia anche una denuncia penale. E il ministro dell’Industria, Eric Besson, confida la sua preoccupazione: “Se confermati, questi fatti sono molto seri. Questo è un episodio di guerra economica che ci porterà a rafforzare la protezione del nostro segreto industriale”. Lo Stato ha ancora il 15% di Renault.
L’azienda ha indagato sui tre manager fin dall’estate dopo la segnalazione di un dipendente. Secondo il direttore giuridico della Renault, “l’inchiesta, durata parecchi mesi, ha svelato elementi convergenti. Riteniamo che i tre collaboratori mettevano a rischio coscientemente alcune attività aziendali”. La sospensione era urgente, “per proteggere senza attendere le nostre attività intellettuali e tecnologiche”.
I tre “sospesi” lavoravano al centro di ricerca della Renault a Guyancourt, nella regione parigina, un formidabile impianto inaugurato nel 1998 dove vengono elaborati tutti i progetti industriali della casa automobilistica. Uno dei tre dirigenti sospesi, Michel Balthazard, era a conoscenza di tutti i piani della Renault, dove lavora da trent’anni, ed era uno dei 27 membri del Comitato di Direzione, il cuore delle scelte strategiche. Era cioè uno degli uomini di fiducia di Carlos Ghosn, presidente e amministratore delegato della società. Gli altri due sono suoi stretti collaboratori.
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