Nel 2010, la Apple ha di fatto creato il mercato dei tablet. E, connettendo il concetto a quello dell’iPhone, ha rilanciato il mercato delle applicazioni. Concepite come software che girano su oggetti mobili e belli. Il 2011 si annuncia come un grande momento di passaggio per questo mercato. Al Ces stanno per arrivare molti nuovi tablet con sistemi operativi diversi, da Android a Microsoft e a Palm (probabilmente), in attesa del Rim. Questo renderà più complesso il mercato delle applicazioni. Comprese quelle editoriali.
…L’editoria arrivava a prendere in considerazione le applicazioni dopo aver vissuto l’incubo della crisi della pubblicità del 2009. E sperava che le applicazioni riaccendessero il mercato dei giornali a pagamento anche nel digitale, dopo aver visto che sul web questo modello non passa. E ha pensato di poter contrapporre la logica delle apps a quella del web. Di questa idea si è fatto portavoce Chris Anderson su Wired, con il famoso e controverso (per non dire sbagliato) titolo estivo “il web è morto“. Anderson ha poi chiarito che l’eccessiva drammaticità della titolazione era un po’ dovuta a una scelta di comunicazione.
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Che cosa può succedere? Facciamo due scenari per le apps editoriali a pagamento:
1. Lo scenario peggiore per il prossimo anno – Nel corso del 2011 le apps editoriali a pagamento avranno altri problemi perché dovranno essere scritte in linguaggi diversi, tanti quanti saranno le piattaforme sulle quali si vorrebbe che girassero. Ci saranno sistemi editoriali per produrle in modo più industriale ma in questo senso diventeranno anche meno “originali” e diverse. Avranno ancora più difficoltà a farsi trovare. Costeranno sempre di più in termini di software e meno in termini di contenuti. Si innescherà un circolo vizioso. Solo alcuni sopravviveranno.
2. Lo scenario migliore per il prossimo anno – Nel corso del 2011, un’azienda come Google (o un’altra con analoga logica) creerà un’edicola virtuale con costi bassi per gli editori e lancerà una grande campagna per diffondere i tablet con Android (o con un altro sistema operativo alternativo a quello della Apple). Allora la Apple dovrà rispondere creando migliori condizioni per gli editori sulla sua piattaforma. I costi scenderanno, la libertà commerciale per gli editori migliorerà, si innescherà un circolo virtuoso. Molti nuovi entreranno in competizione e ci sarà spazio per diversi vincitori.Per le apps gratuite con pubblicità la logica sarà diversa perché dipenderà dalla qualità del contenuto, dalla velocità di scaricamento, dalla forza di vendita delle concessionarie editoriali ma non avrà remore a connettersi con il web. Perché i contenuti gratuiti e la pubblicità connessa andranno logicamente anche sul web, sebbene con un design diverso. Avranno più lettori su tablet e avranno ancora più lettori connettendosi a pagine intelligemente collegate sul web. E quindi la pubblicità avrà un maggiore impatto. Con un circolo virtuoso. Sarebbe logico che fossero fatte in html5, per questo, ma non è obbligatorio per ora perché l’html5 non ha ancora editor sufficientemente facili da usare.