Il 2010 si conclude con un “regalo” sgradito per YouTube, DailyMotion e altri popolarissimi siti che ospitano video generati dagli utenti. Due delibere appena pubblicate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) li equiparano a servizi radiotelevisivi, con tutte le conseguenze del caso. L’Italia è probabilmente il primo Paese occidentale a fare questo salto interpretativo, da cui derivano obblighi inediti per i siti internet. Neanche il contestatissimo decreto Romani si era spinto a ipotizzare per i siti “ugc”, fatti cioè di contenuti generati dagli utenti, incombenze come quelle disposte dall’Agcom.
Le due delibere sono quelle su web tv e web radio, approvate il mese scorso Ma solo adesso che sono state pubblicate vi si può leggere conferma di un risvolto prima d’ora non chiaro: le nuove norme riguardano anche alcuni siti con video forniti dagli utenti. Come appunto YouTube, Dailymotion, Vimeo e molti altri ancora. “Se leggiamo le delibere, è evidente che si riferiscono anche quei siti”, conferma Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su interne. I siti ugc diventano così “servizi di media audiovisivo” se sono vere due condizioni insieme: “sfruttamento economico” dei video e “responsabilità editoriale, in qualsiasi modo esercitata”, “da parte dei soggetti che provvedono all’aggregazione dei contenuti”.
La prima condizione è scontata: basta un po’ di pubblicità. Ma è chiaro anche che Agcom riconosca responsabilità editoriale a siti come YouTube, anche se non li cita direttamente. “Per averne conferma, basta leggere le parti della delibera dove Agcom spiega perché ha voluto introdurre il concetto di responsabilità editoriale anche per i siti ugc”, continua Scorza. “Lì si dice che lo scopo è assicurare parità di trattamento normativo a tutti coloro che fanno un uso editoriale dei contenuti, a prescindere dal mezzo utilizzato”. In un altro punto della delibera si specifica che la responsabilità editoriale grava sull’ultimo attore della filiera del video (non l’utente quindi ma chi aggrega e organizza i contenuti).La conferma interpretativa arriva anche da Stefano Mannoni, consigliere di Agcom: “Youtube fa una gerarchizzazione dei propri contenuti”, dice, “anche se magari solo con il suo algoritmo e in automatico, e questo equivale a un controllo editoriale”.
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