Questa sera quel genio di Maurizio Ferraris parlerà ai Giovedì Scienza torinesi su l’anima e l’ipad
L’io, il soggetto puro della volontà, così spesso interpretato come un homunculus che si agita in noi, si presta piuttosto ad essere descritto come una tabula su cui si iscrivono impressioni, ruoli e pensieri. Agiamo per imitazione ed empatia (i famosi neuroni specchio servono proprio a questo), l’imitazione si inscrive nelle nostre menti attraverso l’educazione e la cultura; e a questo punto diventiamo capaci di azioni morali. Chiariamo con un esempio. Una volta quando il vecchio telefono squillava e non eravamo in casa, tornavamo e vivevamo felici e senza obblighi. Oggi ogni “chiamata non risposta” rimane registrata generando l’obbligo di rispondere, fa fremere il fantasma, suscita la fitta di rimorso che – detto con un verso di Vittorio Sereni – è “quello che diciamo l’anima”. Se le cose stanno così, c’è da domandarsi se la grande metafora dell’anima non sia, oggi, quella potentissima tavoletta scrittoria che è l’iPad.