Gentile Roberto Saviano e Fabio Fazio,
Vorrei che raccontiate l’inferno che vivono tanti giovani come me. Un inferno che molti di noi, la politica, l’economia, la società e i mezzi di comunicazione di massa rifiutano di guardare in faccia. Abbiamo paura, ci spaventa perché forse scopriremo più colpevoli che innocenti. Ma è in questo clima di omertà, di silenzi che prolifera l’impunità di coloro che approfittano della debolezza di quelle persone che hanno avuto la sfortuna di nascere dopo.
A settembre, Norman Zarcone dottorando in filosofia del linguaggio presso la facoltà di Palermo si è lanciato dal terrazzo della sua università. Norman sognava una carriera universitaria, ma non gli si prospettava alcuna possibilità. Anni e anni di sacrifici, di duro studio e poi per cosa? La sua storia è stata presto dimenticata, occultata dalla nostra memoria individuale e collettiva perché troppo scomoda, la sua vicenda è lo specchio del nostro fallimento.
Oggi esistono migliaia di diplomati e laureati che escono dalle scuole e dalle università per essere degli eterni stagisti. Stagisti nelle agenzie del lavoro, stagisti nelle redazioni giornalistiche, stagisti come addetti cassa nei supermercati, ovunque ci troviamo, tra di noi ci sarà uno stagista che lo guarderemo in faccia e forse penseremo: “beato te che hai un posto di lavoro e uno stipendio.”
Ma lo stagista secondo la legge non è un lavoratore, ed è a discrezione della società che lo ospita prevedere o meno delle “facilitazioni” o un “Rimborso spese minimo.” Queste espressioni, a mio avviso, rappresentano la mancanza di rispetto che ha la mia società verso i suoi giovani. Figli senza il diritto ad uno stipendio che consenta a loro una esistenza libera, dignitosa e autonoma dai nostri padri e madri.