Via Il Manifesto
Di fronte alla grossa crisi che coinvolge il manifesto, ecco alcune proposte per reinventarsi il giornale, alla luce delle strade che si stanno sperimentando nella stampa italiana.
Manigiornale
Un quotidiano print on-demand. Esce con notizie perfettamente customizzate per il lettore che le paga. Vuoi un mese intero un dieci pagine dedicate a Montezemolo che violenta dei nani da giardino? Basta chiedere.
(Manifesto)1
Un giornale che mette da parte un po’ le notizie dal mondo, e sceglie di concentrarsi sulla sua vera missione: occuparsi con attenzione sempre più ostinata di quello che accade nella sinistra.
Possibile borderò per un numero zero. Primo piano su «C’è uno schieramento compatto a favore di Casini premier». Interni: «Si cerca di fare un accordo con Fini sulla legge elettorale». Cultura: «Si rivalutano certe aperture sul sociale di Storace». Lettere dei lettori: «Vi ho sempre letto. Se non arrivano i fondi per l’editoria sono anche disposto a rilevare la testata. Vostro Aff.mo Benedetto XVI».
Manifatto quotidiano
La redazione, i giornalisti, l’impianto rimangono identici. Cambia solo l’impaginazione: il giornale esce arancione su beige in 48 font diversi; e una volta all’anno in allegato un paio di ciabatte da mare e le pagine della cultura.
Maniriformista
Un free-press fatto solo di commenti sulla politica italiana, e l’idea rivoluzionaria di non finanziarsi con la pubblicità ma con i necrologi. E certo l’intento per il futuro di riuscire a amalgamare perfettamente i due generi.
Maniavanti
Un giornale in mp3, fatto solo di conversazioni registrate. Una volta a settimana, una versione su carta – con riflessioni sullo stato dell’informazione in Italia, e editoriali di Lavitola del genere: «Ho detto al telefono che lo volevamo gambizzare? Ma no! Era tutto cazzeggio!».
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