È tempo di trattative e non di udienze preliminari nel caso Eutelia, di scenari come il patteggiamento e non di rinvii a giudizio, di transazioni e non di battaglie all’ultimo euro fra gli accusati e il gigante telefonico di via Calamandrei di cui molti di loro furono dirigenti e i Landi restano ancora i maggiori azionisti. Ecco perchè l’appuntamento di domani nell’aula del Gip Anna Maria Lo Prete, prosecuzione dell’udienza preliminare aggiornata in luglio, si risolverà quasi sicuramente in un pro-forma: giusto il tempo di prendere atto della richiesta di slittamento che ieri è stata avanzata ufficialmente all’ufficio Gip dagli avvocati Ennio Amodio e Massimo Bassi. Il tema che sta alla base della proposta di rinvio è esplicito: valutare, scrivono i legali, la possibilità di riti alternativi.
Detto in soldoni, di un eventuale patteggiamento accompagnato da un maxi-risarcimento ad Eutelia: probabilmente nell’ordine delle decine di milioni di euro. Transazione dalle dimensioni mai viste nella storia giudiziaria aretina e raramente anche nei grandi scandali finanziari nazionali, da Parmalat a Cirio o a Banca Popolare di Lodi. L’ipotesi del Pm Roberto Rossi, protagonista di una clamorosa inchiesta partita con un altrettanto clamoroso blitz (era il giugno 2008) nelle sedi di Eutelia, nelle case dei Landi e persino negli aerei della flotta aziendale, è semplice.
Dai bilanci sarebbero stati sottratti 66 milioni per la cessione fittizia del ramo di azienda Voiceplus (già falso in bilancio) e 33 milioni (già appropriazione indebita) attraverso spericolate triangolazioni di denaro con società rumene e bulgare che facevano da sponda ai Landi: i soldi in sostanza partivano da Arezzo per approdare in Svizzera dopo passaggi fittizi per Bucarest e Sofia.
Bene, questo scenario si è già trasformato all’ultima puntata dell’udienza preliminare di giugno in un’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta (in giugno è arrivata la dichiarazione di insolvenza per Eutelia) a carico di Angiolo Landi, ex presidente, ultimo rappresentante della prima generazione della famiglia, del nipote Samuele, già amministratore delegato, dei fratelli di questi Raimondo ed Isacco, di Alessandro (figlio di Angiolo) e Sauro (figlio di Raimondo).
Finora la famiglia e gli altri imputati (nove in tutto, fra cui ex dirigenti del gruppo e l’avvocato svizzero Pier Francesco Campana, regista delle operazioni in territorio elvetico) avevano negato tutto con decisione e avevano ingaggiato un avvocato di grido e da battaglia come Ennio Amodio (già legale di Berlusconi), a fianco di Alessandra Cacioli. Ora, un po’ a sorpresa, e soprattutto dopo che sui Landi sono state aperte altre inchieste a Milano e Roma (ordine di custodia cautelare per Samuele, latitante a Dubai, e arresto per Isacco), questa svolta che può preludere a un drastico mutamento di strategia.
A proposito: che fine ha fatto Samuele Landi ?
fa il pirata in somalia
E in tutto sto sporco gioco di grosse cifre, un piccolo risparmiatore di modestissime somme, che altro non sono se non frutto di sacrifici e risparmi, rimasto congelato che fine farà????