Undici milioni di deficit e 400 creditori. Ecco il conto finale per Giuliano Soria. A un giorno dal ritorno in aula – l’udienza è fissata per domattina, davanti al gup Edmondo Pio – si addensano, puntuali come un orologio, altre fosche nubi sul capo del professor Grinzane. Nuovi guai non solo sul fronte penale, ma anche su quello civile. E’ stato depositato ieri dal commissario liquidatore, il commercialista Enrico Stasi, lo stato passivo dell’Associazione che fu di Soria. Un lungo elenco di nomi, tra banche, ex dipendenti, società varie, che attendono da tempo da Soria soldi mai arrivati. Il sistema funzionava anche così. Compro, poi pagherò.
Ora, però, il conteggio parla chiaro. E mentre il professore destinava i fondi pubblici a fini in molti casi personali (anche con fatture false), dall’altro lato s’ingrossava sempre più la lista dei debiti. Piccoli e grandi. Che quasi sicuramente, visto il loro ammontare, rischiano di non venire soddisfatti. Prima di tutto, ci sono le banche. San Paolo, Crt, e varie altre casse di risparmio della provincia Granda o del Cuneese, che nelle richieste di risarcimento la fanno da padrone. Soria aveva con loro conti aperti con finalità di garanzia. Poi vengono l’Inps e i dipendenti. Quelli che, all’indomani dell’esplosione dello scandalo, hanno intentato nei confronti del professore cause di lavoro. Molti di loro infatti operavano con contratti a progetto.
Ai tempi del Grinzane, erano solo 5 gli assunti, 3 nell’amministrazione e 2 gli stretti collaboratori. Ma in 17 lavoravano. Dodici infatti svolgevano a tutti gli effetti «lavori subordinati, con fuori orario, domeniche e viaggi senza diaria, tutto al di là del pattuito», commenta Piero Calò, uno dei lavoratori al Grinzane per 3 anni, con la responsabilità di curare la sezione cinema e il sito Internet. Secondo i calcoli, «dovrebbe spettarmi un risarcimento di circa 40 mila euro». Buona notizia: a questi collaboratori mai regolarizzati, l’Inps ha deciso di riconoscere i contributi.