Tramonta definitivamente la candidatura di Francesco Profumo. Dopo mesi di tentennamenti, in cui ha tenuto sulle spine partiti e opinione pubblica, il rettore del Politecnico ha sciolto ogni riserva. Archiviata del tutto l’ipotesi, che pure l’ha sfiorato per qualche settimana, di accettare le offerte provenienti dal centrodestra – con il quale, va sottolineato, ha instaurato un buon rapporto, in particolare con Roberto Cota – ha deciso di prendere il toro per le corna e affrontare di petto la proposta di correre sotto le insegne del centrosinistra.
A chi ha avuto modi parlargli ha raccontato di aver fiutato, nelle ultime settimane, una brutta aria. A inquietarlo sono stati i movimenti dei cacicchi locali che hanno continuato a giocare a carte ben coperte. E poiché l’ultima cosa che intende fare è finire triturato nei giochetti di partito o essere messo sullo stesso piano degli oligarchi del Pd ha maturato il “gran rifiuto”. Arrivederci e grazie, magari alla prossima.
L’ha ribadito nell’incontro di ieri ad uno sconsolato Pier Luigi Bersani che pure, raccontano, ha tentato di farlo tornare sui suoi passi, assicurandogli il pieno sostegno del partito. Il rendez-vous ha però lasciato uno strascico polemico, al di là dell’esito. A portare Profumo in via Sant’Andrea delle Fratte, quartier generale democratico è stato Gianfranco Morgando, suo primo e più convinto sponsor. Un atto, quello del segretario regionale, che molti hanno letto come un intervento a gamba tesa nella dialettica interna: nei fatti, una rinuncia a svolgere il ruolo di garante della competizione interna verso la nomination. Sono andati su tutte le furie i due principali concorrenti, l’ex presidente di Palazzo Lascaris Davide Gariglio e il suo “gemello diverso” Roberto Placido. Quest’ultimo sembra intenzionato a lanciare la propria candidatura il prossimo sabato, durante i lavori della direzione regionale.