Si tratta di contributi per l’editoria o di una ciambella di salvataggio per l’editoria tradizionale ? Via Asca
E’ pronto il regolamento per il riordino dei contributi all’editoria. Dopo i pareri delle Commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato, il Dipartimento per l’editoria della Presidenza del Consiglio, guidato da Elisa Grande, ha provveduto alla sua riformulazione e in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri sara’ all’ordine del giorno per l’approvazione definitiva.
Il testo del nuovo regolamento, che Asca e’ in condizione di anticipare, e’ ovviamente basato sulla legislazione esistente ma introduce maggiore rigore nella concessione dei contributi, vincolati alle effettive vendite di giornali e periodici, introducendo tuttavia elementi di incertezza nella gestione delle imprese editoriali, sin qui in grado di conoscere in via presuntiva la dimensione del sostegno di cui potevano godere da parte pubblica.
I quotidiani ad esempio potranno richiedere i contributi a condizione che la testata sia venduta per almeno il 25% delle copie distribuite (per i giornali nazionali) e 40% per i quotidiani locali.
Attualmente la norma e’ piu’ blanda, basata come e’ sul criterio della diffusione del 25% della tiratura complessiva per i nazionali e 40% per i locali. Il nuovo regolamento invece precisa che per copie distribuite ”si intendono quelle poste in vendita in edicola o presso punti vendita non esclusivi, entrambi tramite contratti con societa’ di distribuzione esterne” e quelle distribuite in abbonamento a pagamento. Non potranno essere inserite nel calcolo le copie vendute in blocco a un prezzo inferiore a quello indicato sulla testata.Cambiamenti anche nell’entita’ e nel metodo di calcolo del contributo. Per i quotidiani e’ previsto un importo fisso annuo pari al 50% dei costi ammissibili (costi direttamente connessi all’esercizio dell’attivita’ editoriale per la produzione della testata) e comunque non superiore a 2 milioni di euro. Oggi invece la norme prevede il 50% dei costi complessivi dell’impresa.
Per i giornali di partito resta invariato il contribuito fisso pari al 40%, ma relativo ai costi ammissibili e non piu’ a quelli complessivi e confermati anche i criteri per i contributi variabili. Confermato anche che l’insieme dei contributi non potra’ superare il 70% dei costi ammissibili.
L’art. 3 del regolamento inoltre stabilisce che ”in caso di insufficienza delle risorse stanziate” sul capitolo del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio, agli aventi diritto spettano contributi ridotti mediante riparto proporzionale. Questo favorirebbe la cura ”dimagrante” sui capitoli editoria della Presidenza del Consiglio pretesa dal Ministero dell’Economia: essendo le somme disponibili scese dai 180 milioni di euro del 2009 ai circa 110 del 2010, ai giornali tocchera’ ben meno del sostegno teorico di euro 0,009 a copia, introducendo un elemento di assoluta incertezza nei conti economici delle aziende.
Il regolamento poi introduce disposizioni per favorire l’occupazione. E’ previsto infatti che il contributo ai quotidiani venga ridotto del 20% quando, risultando superiore a 2 milioni di euro, l’impresa non abbia utilizzato almeno 5 giornalisti o poligrafici regolarmente assunti con contratto a tempo indeterminato. I contributi tra 1 e 2 milioni di euro sono ridotti del 20% se l’impresa non abbia impiegato almeno 3 giornalisti o poligrafici. E’ questo della fungibilita’ dal punto di vista occupazionale tra le figure dei giornalisti e dei poligrafici uno dei punti ancora controversi: essendo orientato il sostegno pubblico alla garanzia del pluralismo corrispondeva alla presenza di un congruo numero di giornalisti nelle testate. La possibilita’ che il contributo venga basato, invece, su altre figure professionali, non risulterebbe coerente con lo scopo.
Novita’ anche per agenzie di informazione radiofoniche e televisive. Viene introdotto il criterio che tali agenzie devono avere una struttura redazionale di almeno 15 giornalisti a tempo pieno regolarmente iscritti all’Inpgi. Inoltre devono essere collegate in almeno 13 regioni (oggi la norma prevede 12) con almeno 40 emittenti radiofoniche (oggi non meno di 30) e diffondere oltre 2 mila notiziari l’anno rispetto ai mille previsti oggi.
Anche le radio nazionali per accedere ai contributi devono avere come dipendenti almeno 5 giornalisti con contratto di lavoro a tempo pieno e iscritti all’Inpgi. Queste radio possono avere un rimborso fino al 60% delle spese sostenute per abbonamento ai servizi delle agenzie di stampa fino a un massimo di 100 mila euro ma per ogni ulteriore giornalista dipendente il limite viene innalzato a 20 mila euro fino a un massimo di 200 mila euro. Per le radio locali invece e’ richiesto almeno un giornalista per accedere ai contributi (25 mila euro il tetto massimo ma aumentabile di 10 mila euro per ogni ulteriore giornalista). Alle radio di partito e’ richiesta una struttura redazionale composta da almeno 4 giornalisti a tempo pieno.