Per un po’ hanno pazientato, cercando di far buon viso a cattiva sorte. Poi, con il passare dei giorni, anche la calma più olimpica è andata a farsi benedire. Così, è scoppiato il caos: c’è chi è andato in Comune a battere i piedi e chi si è presentato dai carabinieri per fare denuncia. E chi, esasperato, si è addirittura trasferito dai parenti che vivono in altri Comuni per far fronte all’emergenza. Il sindaco, dopo aver scelto la diplomazia, è passato alle vie di fatto presentando due esposti: uno indirizzato al Prefetto, l’altro alla Procura di Ivrea.
Benvenuti a Maglione, paese di 480 anime, ultimo della Provincia di Torino prima di sconfinare nel terre del Vercellese e del Biellese. Qui, dall’8 agosto, i telefoni suonano muti e la popolazione (cellulari a parte, ma anche in questo caso la copertura è minima) risulta isolata dal resto del mondo. Alcuni turisti inglesi, arrivati fin qui per ammirare i murales, non hanno risparmiato qualche battuta sarcastica ironizzando sull’efficienza della burocrazia italiana. Ma c’è poco da scherzare: l’ufficio postale minaccia di chiudere, da giorni dal Comune non si possono né ricevere né effettuare telefonate e l’unico ristorante del paese è tagliato fuori, così come i quasi 50 produttori agricoli di pesche e tutti i privati che con il telefono lavorano e fanno affari. Per non parlare della popolazione anziana, che qui rappresenta il 50 per cento dei residenti. Pochi giorni fa, tanto per fare un esempio, una novantenne che vive sola ha dovuto ricorrere ai carabinieri della stazione di Borgomasino per poter telefonare alla figlia.
Il primo cittadino, Mirco Rosso, 45 anni, geologo, è sdegnato: «Trovo vergognoso, e lo scriva a caratteri cubitali, che la Telecom non si sia neppure degnata di comunicare la tempistica sulla soluzione del problema». Il disguido, iniziato l’8 in una parte del paese, ha via via coinvolto tutte le case di Maglione. L’azienda telefonica? «E chi l’ha vista? Un giorno il telefono ha smesso di funzionare e da allora è inservibile», tuona Giacomo Viletto, produttore di pesche e assessore di questo Comune. A parte due tecnici venuti a controllare le centraline, raccontano a Maglione, nulla si è mosso: «Ci hanno spiegato che la situazione era grave – tuona il sindaco – e se ne sono andati lasciandoci nei pasticci».
C’è chi da 12 giorni è totalmente isolato, come Francesco Vaudagna, 82 anni: «Per telefonare sono costretto ad andare da mio genero. E mi chiedo cosa potrò fare, alla mia età, se di notte dovrò affrontare un’emergenza. A chi chiederò aiuto se non ho neppure il telefonino?». C’è chi, come Mattia Dicati, che con il papà e la mamma gestisce l’unico ristorante del paese, parla dei disagi: «Dalle prenotazioni che non possiamo più ricevere al servizio di pagamento bancomat che non si può più garantire ai clienti. Il danno, per noi, è enorme».