Tre operai del reparto montaggio dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat – dove si produce la Punto Evo – sono stati licenziati dall’azienda, che li ha sospesi giovedì scorso con l’accusa di aver ostacolato il percorso di un carrello robotizzato durante un corteo interno. Il blocco del carrello robotizzato, secondo l’azienda, impediva di lavorare agli operai che non partecipavano allo sciopero e al corteo interno. Dei tre operai di Melfi, uno ha già ricevuto stamani, attraverso un telegramma, la comunicazione del licenziamento; gli altri due, che sono delegati della Fiom, non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione, ma i dirigenti della loro organizzazione sono sicuri del provvedimento. La Fiom impugnerà i licenziamenti, ha annunciato il segretario Maurizio Landini .
L’episodio di Melfi segue di un giorno dopo la comunicazione del licenziamento di Pino Capozzi , il delegato Fiom di Mirafiori licenziato dalla Fiat per uso sindacale dell’e-mail aziendale. Capozzi, alla vigilia del referendum di Pomigliano, aveva inoltrato, atttraverso la casella di posta elettronica aziendale, un volantino diffuso dai dipendenti polacchi dello stabilimento Fiat di Tichy. Un atto che per la Fiat costituisce “una palese violazione del regolamento aziendale sull’uso della posta interna”. Capozzi oggi ha partecipato al corteo di lavoratori che è partito da Mirafiori e ha raggiunto il Lingotto. Molte le manifestazioni di solidarietà che ha ricevuto dai colleghi della fabbrica, ma anche da esponenti politici nazionali. Intervenendo al comizio finale che si è svolto davanti alla sede storica della Fiat, l’impiegato ha detto che “si tratta di un provvedimento ingiusto che limita la libertà di espressione e di opinione”.