A precipizio sul mercato. In caduta libera in borsa. La Fiat vive giorni difficili e nei dintorni del Lingotto riprendono corpo i fantasmi che Sergio Marchionne tenta da anni di esorcizzare. Le vendite del gruppo torinese sono calate negli ultimi mesi di percentuali intorno al 25, a volte quasi il 30 per cento rispetto ai risultati del 2009. In un mercato nazionale che ha registrato, a giugno, una flessione del 19,12%, l’azienda guidata dal manager italo-canadese è in affanno: meno 27,48% con sole 51.878 nuove autovetture e una quota di mercato scesa al 30,41%.
La Fiat si è così dimostrata incapace di reggere la sfida della fine degli incentivi, che l’hanno penalizzata come non è accaduto a nessuna altra marca automobilistica. Ma tutto questo potrebbe non giustificare gli allarmismi che sono tornati a volare intorno alle sorti del Lingotto, che solo poco tempo fa la quasi totalità della stampa nazionale, con pochissime eccezioni, descriveva come il gruppo più dinamico a livello internazionale per gli apprezzamenti adesso precocemente ingialliti ricevuti dal presidente Usa Barack Obama e per la vittoriosa corsa all’acquisizione di Chrysler.