La verità è che gli editori si rivolgono ai propri clienti parlando lingue diverse a seconda che i loro spettabili interlocutori si trovino nel salotto, in cucina o nel bagno di casa proprio e questa o è una miopia formidabile o va archiviata nella ormai corposa cartelletta denominata “furbetti del quartierino”. Se il principio secondo il quale ognuno ha diritto di disporre commercialmente di ciò che produce nelle maniere che meglio ritiene è vero, è contemporaneamente difficile da accettare che lo stesso bene abbia così ampi margini di remunerazione dentro un sistema (la rete Internet) che è ormai sostanzialmente omogeneo. Nessuno paga volentieri tre volte per lo stesso bene, nessun editore può essere così ingenuo da credere che i propri utenti su iPhone o sul web, su Kindle o su carta siano persone completamente differenti.
Già i modelli di business basati sul fee sono molto difficili da accettare dopo un decennio di accesso gratuito alle notizie, se a questo si aggiunge la scarsa capacità di organizzare una sola offerta credibile per i propri clienti nel momento in cui si decide di cambiare strategia, allora davvero le possibilità di successo si riducono al lumicino.
SkyTg24 ha rilasciato in questi giorni una splendida app per iPad che consente di seguire live l’ottimo canale satellitare all news). I prezzi del servizio sono invitanti (1,59 euro al mese, 5,99 euro per 6 mesi e 9,99 euro per un anno) e seguono un periodo di prova gratuita di 30 gg. Ma nonostante tutto questo indubbio buonsenso tariffario mi chiedo: perché dovrei pagare per un servizio che già pago con l’abbonamento mensile a Sky? Forse perché l’accesso in mobilità è un valore che merita di essere retribuito a parte? Non mi pare. Logica vorrebbe che l’app per iPad di Skytg24 fosse a pagamento per tutti (ai prezzi ragionevoli citati prima) ma fosse compresa nell’abbonamento mensile dei tanti clienti Sky che decidono di dotarsi di iPad.
Funziona così: la polverizzazione dei device elettronici crea opportunità e valore per gli editori ma non li autorizza a pensare che lo sviluppo tecnologico crei magicamente 5 clienti dove invece ce ne è uno solo. Non è difficile capirlo, così come non è difficile capire che la moltiplicazione dei device avvicina davvero migliaia di nuovi possibili clienti da conquistare con i propri contenuti e servizi, magari, continuando con l’esempio di Sky, seguendo un percorso inverso che va da iPad alla Tv casalinga. Un percorso che è una nuova opportunità che fino a ieri non esisteva. Scegliere di ignorare questa sostanziale unità di tempo (oggi) e di luogo (la rete Internet) significa intestare una nuova cartellina nel grande archivio delle imprese editoriali dal titolo “Le rose che non colsi”.