Gli studenti (come me) usciti dal master di Torino vengono da tutta Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, alla faccia del federalismo e degli amori a distanza. Adesso attendiamo preoccupati i prossimi mesi. Mesi di stage, in attesa del fatidico e ineluttabile «In bocca al lupo» dell’ultimo giorno, dopo aver lavorato sodo (come l’anno scorso), a volte più di tanti “assunti”, di tanti “vecchi saggi” del giornalismo italiano. Gli stage di quest’anno saranno assolutamente anomali, figli di quel perverso dispositivo che nega la possibilità a noi, “nuovi professionisti”, di esercitare un nostro diritto fondamentale: “Le aziende in stato di crisi non potranno prendere stagisti”, dunque “rimboccatevi le maniche, ragazzi, il futuro è comunque vostro”.
È normale che il 53% dei tirocini (rapporto Isfol 2010, dati del 2009) non porti da nessuna parte, mentre il restante 47% si frammenti tra prolungamenti di stage (17%), contratti a progetto (6%), di collaborazione occasionale (7%), o di assunzione a tempo determinato (6%)? È normale che il precariato sia ormai la regola? Solo il 2% dei tirocinanti italiani viene assunto a tempo indeterminato. Il 2%. Le considerazioni Isfol sono il risultato del sondaggio “Gli stagisti allo specchio”, in collaborazione con la testata online La Repubblica degli stagisti. E le nostre, di considerazioni? Le prepareremo. Intanto ci dividiamo, tra Torino, Roma, Milano, Palermo e Tokyo, per stage spesso “forzati”, sicuramente di qualità. Perché «dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati».