Unione industriale, Politecnico, Camera di commercio: in queste stanze si lavora per dare un volto al successore di Sergio Chiamparino. E non ci vuole un naso suskindiano per riconoscere nel rettore del Poli Francesco Profumo il candidato ideale: uomo del fare (prima di approdare all’insegnamento è stato dirigente d’azienda all’Ansaldo), di solide relazioni internazionali (da anni fa il globetrotter in mezzo mondo), in grado di interloquire alla pari con il sistema economico e imprenditoriale. Non è un dettaglio, poi, che tra le caratteristiche che dovrà possedere il futuro primo cittadino la più importante sarà quella di essere capace ad attrarre finanziamenti: un sindaco-fundraiser per sopperire le casse vuote del Municipio.
Di corrispondere in larga misura a questo idealtipo Profumo è ben cosciente e da molti mesi si muove sulla scena politica torinese seguendo il preciso rituale di coloro che si ritengono destinati a sedersi sulla poltrona più importante della città. Nelle ultime settimane ha accelerato le sue mosse convinto a gettare alle ortiche l’iniziale prudenza dall’incredibile balletto di signori nessuno che i vari cacicchi del Pd subalpino si divertono a scrivere nel lungo elenco dei candidati impossibili.
Accanto al rettore si muovono forze potenti. Non è un mistero che la grande industria vedrebbe di buon occhio la candidatura made in Politecnico – John Elkann ha mantenuto i rapporti con l’università che l’ha laureato – e tra i supporter del professor Profumo ci sarebbe anche Enrico Salza, il grande sconfitto della battaglia bancaria, convinto di poter giocare ancora un ruolo nelle vicende politiche all’ombra della Mole. Intorno al rettore si è formata una vera e propria equipe di tecnocrati guidati dall’ex numero uno di Finpiemonte, Mario Calderini, uomo di centrosinistra, ma neo consulente dell’assessore regionale all’Industria, il leghista Massimo Giordano. Se Profumo dovesse succedere a Chiamparino proprio Calderini sarebbe peraltro uno dei favoriti alla guida del Politecnico.