Quattro ragazzi provenienti dalle scuole di giornalismo (due da Urbino e due da Salerno) vengono inviati a Roma, al quotidiano diretto da Concita de Gregorio, dovranno stare lì per due mesi. Carichi di speranza, i primi giorni trascorrono sull’onda dell’entusiasmo, con l’occasionale gratifica di qualche articolo firmato. Ne ammazza più la penna che la spada, diceva qualcuno, figuriamoci se quella penna, nelle mani di un giovane e inesperto scudiero, si azzarda financo a firmare i propri delitti. Il cdr insorge contro il nemico : “un giornale in crisi – tuona – non può prendere stagisti, e la deroga dell’Ordine, in questo senso, a niente vale”. Niente firma e tutto risolto dunque? Nient’affatto, il cdr pensa bene di precisare che i giovani non possono nemmeno accedere al programma informatico di produzione del giornale. Da qui inizia una sorta di romanzo kafkiano per i giovani scudieri della penna: redattori che li accusano di essere entrati abusivamente, continue “ronde” di controllo da parte del cdr (non sia mai che venissero meno all’obbligo di nullafacenza).
A onor del vero, qualcuno dei redattori più magnanimi, il direttore, il vicedirettore, tanto di bypassare il problema, a nulla vale però. Due stagisti preferiscono andar via, due invece rimangono, ignari, ahiloro, che un cdr valoroso e impavido non avrà pace finchè potrà agitare orgoglioso lo scalpo del nemico.
Una lettera dei due “fuggitivi”, in cui sostanzialmente si spiega che non ci si aspettava dal giornale di Gramsci il rifiuto totale di insegnare qualcosa ai giovani e che un tempo “l’Unità” avrebbe pubblicato come articolo di denuncia una storia del genere, è l’onta definitiva, l’oltraggio che il valoroso cdr non può più tollerare. Alcuni membri del comitato, dopo la lettura dell’osceno messaggio, si indignano e urlano : “Ma questi sono impazziti? Adesso anche i pidocchi hanno la tosse!” e ancora, tornando al momento in cui tutto ebbe origine: “..è come se il garzone del macellaio si ribellasse al padrone”. Di fronte a queste affermazioni il vile nemico stagista ha un moto di confusione: “Ma come – si domanda – non è questo il giornale che vuole amplificare i colpi di tosse dei pidocchi?” e ancora più confuso : “Non era questo il giornale che voleva dimostrare che tutti i garzoni di macellaio avrebbero dovuto ribellarsi alle angherie dei padroni?”. E mentre si realizza che si, forse dai tempi di Gramsci qualcosa è cambiato, ecco che il cdr, valoroso e impavido ottiene la propria vittoria: una nota dell’amministrazione intima ai ragazzi di andar via.
1 commento su “I giornali che un tempo amplificavano i colpi di tosse dei pidocchi”
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e come dicevo, faccio bene a non iscrivermi all’ordine, nonostante che ci sia qualcuno che rompe parecchio. Resistere resistere resistere.
Mi hanno anche detto “così hai più probabilità di venire assunta in una grande testata”: ahahaha!