La contestata vicenda dei prepensionamenti “forzati” porta però ad altre interessanti conclusioni sulla nuova forma di organizzazione del lavoro che si sta creando a Repubblica, e che potrebbe presto applicarsi ad altre testate. Un nucleo di colleghi relativamente giovani e poco costosi, preferibilmente quarantenni, sta prendendo in mano le redini della macchina. Mentre gli ex, grazie ai contratti di collaborazione, in molti casi possono svolgere un ruolo importante di copertura qualificata delle notizie, soprattutto laddove ci vuole una certa esperienza, conoscenza dei settori e frequentazione delle persone.
In altre parole, Repubblica sta creando un “apparato giornalistico esterno”, poco pagato perché “protetto” da un minimo pensionistico ma anche molto efficiente e preparato, e facilmente utilizzabile perché si è formato in azienda.
Una tale organizzazione del lavoro, evidentemente appoggiata (se si crede in un capacità di pensiero autonomo della Fnsi) oppure subita (se si crede invece che la Federazione letteralmente non sappia quello che sta facendo a se stessa) dal sindacato, porterà nei prossimi anni a una ulteriore riduzione della forza lavoro in azienda (quella che versa i contributi all’Inpgi) e a un accrescimento della forza lavoro sottopagata esterna (che non versa più contributi all’Inpgi ma anzi ne prende i soldi sotto forma di pensione).
Inoltre questa forza lavoro è molto qualificata, relativamente giovane, e dunque andrà ancora una volta a discapito delle nuove leve. Per quanto riguarda i riflessi sui bilanci dell’Inpgi, non c’è bisogno di fare facili previsioni: basta attendere qualche anno per vederli.
(altrove oligarchie non stanno agendo diversamente)