Se solo la legge fosse passata qualche mese fa, Claudio Scajola se ne starebbe ancora nella sua casa davanti al Colosseo ad aspettare l’auto blu che lo porta al ministero. Invece è tornato in Liguria, chiuso in casa e ormai fuori dalla politica. Le notizie uscite sui giornali – e non solo quelli d’opposizione – lo hanno incastrato e costretto alle dimissioni.
Con la nuova legge fortemente voluta da Berlusconi e diligentemente scritta da Alfano non sarà più così. Decine di inchieste – da quella sugli sciacalli del terremoto a quella di Calciopoli, da quella sui “furbetti” che stavano scalando il Corriere a quella sul malaffare nel Pd pugliese – sarebbero rimaste oscure all’opinione pubblica e non avrebbero protato ad alcuna conseguenza. Con questa legge, probabilmente, Stefano Ricucci sarebbe proprietario del Corriere della Sera, Antonio Fazio sarebbe il governatore di Bankitalia, Luciano Moggi sarebbe il direttore generale della Juventus, Sandro Frisullo sarebbe il numero due della giunta pugliese, il senatore Nicola Di Girolamo sarebbe a Palazzo Madama anziché in carcere.
Già oggi l’Italia è considerato il meno libero tra i paesi liberi: siamo al 72° posto per la libertà di stampa nell’ultima classifica stilata da Freedom House, organizzazione indipendente Usa fondata nel 1941: nella stessa fascia delle Filippine, dell Congo e del Nepal, dopo Suriname, Trinidad e Tobago ma anche Israele, Grecia e Cile. Quando questa legge diventerà effettiva, la situazione non potrà che peggiorare gravemente, anche se il premier sostiene che di libertà di stampa in Italia ce n’è fin troppa.