Sognavamo il “web sociale” (almeno io), e Facebook lo fa! Ma somiglia più a un neonato bruttino che a un bel bambino. Lanciandosi alla conquista del web attraverso la monetizzazione con gli inserzionisti dei nostri dati personali recuperati ormai dovunque li lasciamo con la nostra navigazione, Facebook sta ormai per diventare un problema ancora più grande di quanto non sia mai stato Google.
E questa evoluzione ha il profilo di un web che non evolve affatto verso il meglio, come potevamo sperare.
Avrei voluto che questo web sociale emergesse di più dal lato della blogosfera, da una costruzione spontanea originalissima e autogestita di blog interconnessi, che avrebbe prodotto la sua agenda dell’ informazione.
Ma quest’ ultima oggi è moribonda, sotto gli assalti incrociati delle reti sociali che la svuotano della sua sostanza e dei media mainstream che tentano di recuperare alcuni blogger e marginalizzarne altri, per soffocare l’ emergere di quella che essi vedono solo come una concorrenza.
Immaginavo un web in cui l’ umano riprendesse il predominio sulla macchina e in cui la relazione sociale avesse la meglio sull’ algoritmo (soprattutto questa quest’ ultimo è nelle mani di una multinazionale americana tentacolare e opaca)*. E avevo formulato la speranza che tutto ciò avrebbe aperto delle nuove prospettive per il giornalismo, ritrovando attraverso il giornalismo dei link un ruolo sociale di segnalazione e raccomandazione dell’ informazione e di filtro al servizio della comunità.
Sul tema anche: World’s Largest Social Network: The Open Web