Il vulcano islandese Eyjafjallajkull e le sue nuvole di ceneri hanno ripreso a mandare in tilt il traffico aereo di mezza Europa.
Ci si chiede perchè milioni di businessman o presunti tali, debbano muoversi come dei birilli impazziti per l’Europa o per il mondo per incontri e riunioni quando con gli odierni strumenti di rete come videoconferenza o condivisione a distanza di risorse è possibile lavorare e comunicare. Quando si verificano blocchi prolungati dei voli come dopo l’undici settembre delle torri gemelle o ora per il nuvolone del vulcano islandese, crescono improvvisamente i fatturati delle aziende di videoconferenza.
Poi si ritorna alla norma ovvero alla grande sarabanda di aeroporti, check-in e consimili.
Frances Cairncross scrisse The Death of the distance nel 1997. Era un libro visonario e intelligente che dimostrava che molte cose sarebbero cambiate. Le tecnologie di comunicazione del tempo permettevano molto di meno di quello che oggi è possibile fare a costo praticamente nullo con Skype. Le filosofie delle piccole aziende dinamiche hanno inparato la lezione del libro. Quelle delle mega aziende che non hanno troppa dimestichezza con parole come efficienza e riduzione dei costi non sono di molto cambiate. Per molto si è parlato di telealvoro che è diventato una grande realtà per chi lavora con la rete e per la rete. E gli altri ?
Non è molto più comodo muovere i bit e non dover muoversi convulsamente per il mondo ?
Non costa decisamente meno alle casse delle piccole o grandi aziende ?
E non rende tutti meno stressati ?
Non è così facile, e non si può generalizzare. Alcune situazioni richiedono la presenza fisica, e non sono solo i businessman a girare in aereo, non so se hai notato, ma la gran parte, se non tutti, degli intervistati incavolati del primo fermo erano vacanzieri arrabbiati per la perdita di giorni di vacanza. Non ricordo di aver visto qualcuno disperato per aver dovuto cancellare una riunione…