Raffaele Mastrolonardo prova a informarsi solo con il cellulare
Se il quotidiano di carta è la preghiera mattutina dell’uomo moderno cosa succede quando va sul telefonino? Per trovare una risposta abbiamo escluso tutte le altre fonti e per una settimana ci siamo informati solo sul piccolissimo schermo. Tra stupore e claustrofobia, diario di una cavia delle news mobili
Niente tv, niente giornali, radio manco a parlarne. Quanto al web, non è così facile, ma alla fine anche quello, con alcune eccezioni, è stato escluso. Nessun dubbio invece per le riviste (assolutamente no), mentre sul fronte locandine un po’ di tolleranza si è rivelata necessaria: tapparsi gli occhi nelle vicinanze di ogni edicola è difficile se si è distratti e pericoloso se si cammina sul marciapiede stretto di una strada trafficata. Discorso analogo per le radio nei supermercati: talvolta trasmettono giornali radio e che si fa, ci si tappa le orecchie? Improbabile, soprattutto se è il tuo turno alla cassa. Via libera infine a qualche segnalazione arrivata da email (come si fa ad ignorarle?). Per il resto, solo telefonino.
Scegliere un canale esclusivo di aggiornamento nell’era della sovrabbondanza informativa in cui ricevi notizie quando meno te lo aspetti, è faticoso. Tuttavia, con un po’ di tolleranza, si può fare e alla fine il risultato è, grosso modo, quello atteso: una settimana, dal 12 al 18 aprile, vissuta apprendendo le notizie solo da cellulare. Sette giorni trascorsi a informarsi attraverso un iPhone 3GS, con esclusione (quasi) totale di ogni altra fonte che non fossero le applicazioni di sei testate italiane e straniere: Corriere della sera, Guardian, Le Monde, New York Times, Repubblica, Stampa…
In casa sul divano, in macchina bloccato nel traffico, in redazione, camminando per strada, persino a letto prima di addormentarsi, chi scrive si è trasformato in una cavia della notizia-mobile (nella variante pensata per il telefonino della Apple). L’obiettivo, in vista del Festival del Giornalismo che si tiene in questi giorni a Perugia, era sperimentare potenzialità e limiti di un canale di informazione che suscita grandi speranze tra gli editori in crisi. Il risultato, alla fine, è probabilmente meno ambizioso e molto più personale.