Giornata di passione per la Grecia sui mercati finanziari. Prima il ministro delle Finanze greco George Papaconstantinou ha annunciato che il paese non riesce più a collocare i titoli del debito pubblico e, dunque, non potrà fare a meno degli aiuti di Fmi e Ue.
La borsa di Atene ha reagito con uno scivolone e ha perso fino al 7%. Ne ha risentito anche la moneta unica: l’euro è sceso al limite della soglia degli 1,32 dollari. Ma non è finita. Pochi minuti dopo la chiusura dei listini azionari europei, un’altra doccia fredda: l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato a livello junk il merito di credito di Atene, titoli spazzatura, che rischiano di diventare inutili anche come ‘merce di scambio’ con la Bce per ottenere liquidità. Perché ciò avvenga, comunque, anche le altre agenzie di rating dovrebbero ridurre il voto sul debito sovrano di Atene.
Anche oggi il differenziale di rendimento rispetto al Bund decennale tedesco si è ampliato, raggiungendo i 682 punti base. E i tassi sui titoli a 10 anni di Atene hanno continuato a salire ancora, insieme al differenziale nei confronti dei titoli tedeschi. Alla chiusura del mercato obbligazionario alle 18 e 30, i tassi lunghi greci hanno toccato il 9,73% contro il 9,388% di lunedì sera.
S&P ritiene che, in caso di ristrutturazione del debito, la percentuale di recupero per chi detiene i bond greci sia compresa tra il 30 e il 50 per cento. Nel tentativo di dare un segnale positivo ai mercati, da Bruxelles è giunta la notizia che la presidenza spagnola della Ue sta contattando le capitali per convocare un vertice straordinario dei paesi dell’eurozona il 10 maggio, il giorno dopo le elezioni regionali in Nord Reno Vestfalia, una delle principali ragioni per cui la Germania sta mostrando una assai pericolosa intransigenza nella concessione degli aiuti alla Grecia.