Dal manifesto di EaST Journal
Est, in Europa, non è soltanto un punto cardinale. Per buona parte del Novecento l’Europa si è trovata al suo interno divisa, la politica della Guerra Fredda ha costretto il continente a vivere una separazione che si è fatta sempre più radicale nel procedere del secolo. Una dicotomia che ha contribuito a creare nella parte occidentale l’idea di una alterità dell’Est, come se quest’ultimo non fosse parte del continente, protagonista de lla stessa storia, erede della stessa cultura. La presunta alterità dell’Est si spiega con la distanza che la cortina di ferro ha messo tra le due parti, tanto vicine geograficamente quanto lontane politicamente ma deriva altresì dalla perversa teoria dell’alterità slava. L’Est Europa non è però soltanto slava, a livello etnico esiste una differenziazione notevole in una contiguità /continuità che allo stesso tempo accomuna e divide le comunità e le culture. Un’area dunque composita a livello etnico, religioso e territoriale, ricca di contraddizioni, mossa da forze al contempo centrifughe e centripete nei confronti della vicina potenza russa. Un laboratorio per l’Europa Unita nei confronti della quale i membri orientali hanno un atteggiamento polivalente.