Nasce il Coordinamento giornalisti precari piemontesi
Chiedere diritti, tutele e rappresentanza non è reato, anzi, è un paradosso. È un paradosso che un’intera categoria di lavoratori sia esclusa dalla contrattazione collettiva, relegata ai margini del processo decisionale, privata di qualsiasi garanzia, sia essa giuridica o economica. Quella a cui apparteniamo è una categoria, non uno stato mentale, per quanto possa essere difficile accettarlo: siamo precari del giornalismo. Ognuno con la sua storia, con la sua esperienza, il suo carico di aspettative.
Non siamo un gruppo omogeneo. Fra di noi ci sono giornalisti di fatto e giornalisti professionisti, freelance pubblicisti e disoccupati, con contratti co.co.co o ritenuta d’acconto, iscritti e non iscritti all’Ordine. Ciò che ci accomuna è la mancanza di voce nelle sedi dove si decide del nostro futuro, della nostra possibilità di avere un contratto normale, delle nostre tutele. Normalità nel regno degli atipici. Sembra di invocare qualcosa di irraggiungibile, eppure si tratta di diritti inalienabili. La Costituzione è lì a testimoniarlo. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.