Ma resta il fatto che, nonostante i ripetuti impegni di Letta e le manifestazioni a Roma (l’ultima due giorni fa), la situazione degli ex dipendenti di Eutelia non sembra destinata a sbloccarsi a breve. Riassunto delle puntate precedenti: nel’estate 2009 Eutelia, che è una società di telecomunicazioni quotata in Borsa, sposta 2000 dipendenti (un “ramo d’azienda”) in un’altra società del gruppo, Agile, che poi viene subito venduta per una cifra simbolica al gruppo Omega, di cui si sa molto poco ma che sembra specializzato nell’assorbire aziende in crisi. Agile non lo è, almeno non in quel momento. Ma diventa subito chiaro, sostengono i lavoratori, che l’operazione è soprattutto un modo per liberarsi di dipendenti non più graditi e scaricare altrove i costi dei trattamenti di fine rapporto, invece di licenziarli direttamente.
Da settembre i 2000 lavoratori “ceduti” non vengono più pagati, 1200 di loro ricevono soltanto una lettera di licenziamento. Sulla vicenda indagano anche due procure, quella di Milano e quella di Arezzo. Dopo una grande manifestazione a dicembre, Letta si impegna a ottenere il commissariamento e a risolvere la situazione. Non è successo. L’unica novità di questi ultimi mesi è stata l’estromissione di Samuele Landi, l’ex amministratore delegato, dal consiglio di amministrazione di Eutelia.
Per il resto non si intravedono evoluzioni. Ieri i lavoratori hanno annunciato di non volersi più muovere da piazza di Montecitorio finché il governo non imporrà il commissariamento dell’azienda che dovrebbe essere la condizione per garantire il pagamento degli stipendi arretrati.