I giornalisti devono smetterla di partecipare al loro stesso sfruttamento lavorando per una miseria o, peggio, offrendo gratis il loro lavoro. E devono ribadire, tutti insieme, la statura della loro professione. La ragione è semplice: se non danno loro valore a quello che fanno, non lo farà certo nessun altro.
Dovete dire no a chi vi invita a lavorare per niente promettendo solo il compenso di un vago mettersi in mostra. Inviti che, soprendentemente (o bisognerebbe dire scandalosamente?) vengono da persone che vengono pagate per il loro lavoro da organizzazioni più o meno profit. Invece di un semplice no, però, io direi loro qualcosa come:
Il Giornalismo di qualità richiede addestramento, tempo e tenacia. Sebbene sia facile riempire gli spazi con parole, immagini e video che vengono prodotti velocemente e a basso prezzo, il giornalismo di bassa lega è l’ equivalente delle calorie ‘’sporche’’.
Più calorie sporche consumi e più stai male. Non sarebbe bello per la nostra democrazia – per non parlare della nostra autoconsiderazione di giornalisti – se dovessimo cercare di nutrire la conversazione pubblica a livello locale, statale e federale con l’ equivalente giornalistico di Ding Dongs e McNuggets.
La pericolosa svalutazione del giornalismo è il risultato diretto della contrazione dei media tradizionali, che hanno messo a risposo decine di migliaia di giornaklisti esperti nela speranza di riavvicinarsi ai loro storici eccezionali livelli di profitto.
Il mercato è inondato non solo di veterani messi ai margini ma anche da giovani e arrabbiati giornalisti che cercano di raggiungere il loro primo lavoro (su queste questioni vedere, sempre di Mutter, la rappresentazione della tragica distruzione di una generazione di giornalisti in Journicide: A Looming Lost Generation of Scribes ).
Tutto questo rende semplice per i tanti ‘’capitalisti’’ dei nuovi media, ma anche per qualcuno dei vecchi, scegliere redattori, fotografi e videogiornalisti al ribasso. E’ stato il caso l’ anno scorso di un freelance che è stato pagato con miseri 31,50 dollari per una foto che è finita sulla copertina di un numero di Time dedicato ironicamente alla ‘’nuova frugalità’’.
Il solo modo per i giornalisti di vincere è chiedere di essere pagato il giusto.
E a questo punto l’ unica cosa che resta da considerare è la questione pratica del quanto chiedere. Non c’ è una risposta che vada bene per tutto, perché – come è sempre successo c’ è un’ ampia disparità di trattamento nei riguardi dei giornalisti.
Un pugno di fortunati ricavano centinaia di migliaia di dollari all’ anno e qualcuno arriva anche a qualche milione. Hanno agenti che gli curano le finanze, in modo che non se ne devono preoccupare.
1 commento su “Anche dagli USA partono appelli contro lo sfruttamento dei giornalisti”
I commenti sono chiusi.
condivido in pieno quel che riporti sul tuo blog.
è necessario che anche i giornalisti si rendano conto di essere lavoratori come tutti gli altri, come un dipendente di una fabbrica, di una azienda privata o come un dipendente pubblico.
uno cioè che prende uno stipendio che qualcun altro gli dà, a fronte di una produttività che va via via sempre più aumentando.
mi piacerebbe che quei giornalisti che oggi si trovano sullo spiacevolissimo baratro del licenziamento e dello sfruttamento inizino a scrivere articoli in difesa anche di chi si lamenta delle proprie condizioni di lavoro, invece di difendere il concetto che ‘poco è meglio che niente’.
probabilmente, però, quei giornalisti che veicolavano questi concetti, e continuano a farlo, non si renderanno nemmeno conto del proprio sfruttamento.
quindi alla fine, il mio commento è solo una misera ed inutile considerazione personale.