Sono da un parrucchiere cinese, uno dei tanti che stanno spuntando qua e là con gran rabbia delle «petnoire» di quartiere. Rabbia comprensibile: shampoo e piega costano 6 euro, e aggiungendone 2 c’è pure il taglio. Ma come? E c’è da fidarsi? Occorre sperimentare. Eccomi allora, alle 9 di una mattina di metà settimana, in via Vanchiglia 16F. L’arredamento è terzomondista: scarno (non minimal) con pareti rosa confetto, controsoffitto blu elettrico, tanti neon e 5 lampade Ikea piazzate sopra le rispettive poltroncine, Ikea pure quelle. Sembra di essere negli Anni 60, mancano solo i fotoromanzi. Mi verrà il torcicollo, penso guardando le sedute. Ma presto mi accorgo che la perplessità è una questione culturale.
Pavimenti in graniglia e asciugamani puliti, forbici e phon sembrano nuovi. In giro nessun segno di lerciume, e poi mi rassicura il fatto di non essere sola. Alle 9,10 conto già: una signora over 65 con pellicciotto; una ragazza bionda con piercing che chiede di rabboccare la tinta; una quarantenne in tailleur scuro che discute a gesti (la comunicazione non è facilissima) su come dare una spuntata alla chioma; un uomo di mezza età in attesa di una rasatina in testa. A parte i sei lavoranti, tre ragazzi e tre ragazze, di clienti cinesi nemmeno l’ombra: solo torinesi che tentano di tenersi in ordine spendendo il meno possibile. D’altronde il cartello in vetrina – sotto un’incomprensibile infilata di ideogrammi – recita «Parrucchiere donna-uomo». Seguono scritte in italiano: taglio+colore+piega € 20 (misteriosamente, se la tinta è nera si scende a 18); taglio bimbi € 6; piega mossa € 12; permanente + taglio + piega € 20. Il target è chiaro: autoctono.
1 commento su “Capelli alla cinese”
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A bruxelles li chiameremmo capelli all’araba, il principio e’ molto simile, i costi pure, sugli otto euro per taglio uomo, il problema della lingua poi non si pone perche’ tutti parlano francese :-)