Sabato 9 gennaio, dalle 9,30 alle 13, presso la sala Viglione di palazzo Lascaris a Torino, si terrà il convegno dal titolo CSI Piemonte: quali prospettive? organizzato dal gruppo consiliare di rifondazione Comunista con la partecipazione, tra gli altri di Mercedes Bresso, Renzio Rovaris, e Luciano Gallino.
Sarebbe interessante che si ragionasse anche in rete a partire da questo post su quello che può pensarsi essere nell’ottica degli utenti finali dei servizi del CSI, i cittadini, il futuro di un ente di cui parlano molto i politici che sono anche stati quelli che lo hanno colonizzato, e sfruttato secondo le filosofie peggiori della lotizzazione.
Nel frattempo continua il dibattito sui pro e contro sulla gestione passata e futura dell’ente.
“La missione del Csi non va stravolta”: questo è il titolo e grosso modo pure il senso dell’intervento di Luciano Gallino pubblicato sulle pagine locali di Repubblica. Ovvio che per l’esimio sociologo a riposo, nonché consulente di lunga data del Consorzio, chi vuole stravolgere la missione dell’ente informatico pubblico è anzitutto la destra, bieca e liberista, per lei, orrore!, “informazione conoscenza sono merci come le altre, che i privati sanno produrre in modo più efficiente del pubblico”. Al più, sempre la destra, vorrebbe che il Csi si riducesse a un Ced, un centro di elaborazioni dati, “un pallottoliere” e lasciasse al mercato tutto il resto. Il dramma, per Gallino, è che una simile ideologia ha intaccato pezzi significativi della sinistra e quindi occorre la massima allerta, democratica ça va sans dire.
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Il CSI Piemonte da troppo tempo, per le ragioni più volte espresse in sedi diverse, ha dovuto rinunciare ad alcuni suoi ottimi talenti, che hanno preferito cercare altrove il riconoscimento delle proprie professionalità ed aspirazioni, piuttosto che vedersi sacrificati da figure interne molto più modeste aventi come unico pregio quello dell’obbedienza cieca totale ed assoluta ed ancora oggi, in occasione di questa nuova circostanza, ripete ostinatamente gli stessi errori e, questa volta, da parte di quell’organo di governance che per tanto tempo si è reso latitante nelle sorti stesse dell’azienda. Abbiamo rimproverato alla struttura ciò che puntualmente si sta facendo per mancanza di coraggio e per un incomprensibile spirito di terziarietà nella scelta più importante per la nostra azienda di punta nel campo dell’ICT regionale. Senza entrare nel merito specifico circa i curricula professionali delle figure rimaste in campo, sui quali avremo modo di ritornare dopo che se ne conoscerà la scelta definitiva, vorremmo qui ricordare che la posizione richiede principalmente una capacità di gestione, prima che una specifica competenza tecnologica certamente necessaria, ma non unica prerogativa per il ruolo e che la conoscenza dell’ambiente economico politico in cui l’azienda quotidianamente opera rappresenta una ragione di importante valutazione per il successo della selezione.