Nella concitazione del momento attuale riguardo a eBook, iSlate, etc vale la pena focalizzarsi sul perché tale momento sia così partecipato dai quotidiani e magazine e non visto da essi come una partita soprattutto libraria.
I quotidiani si sento accerchiati. Hanno perso senso le rotative (il potere), la distribuzione (esclusività) la stampa (il prestigio), mentre stanno perdendo tout-court lettori (audience e denaro) e pubblicità (denaro) senza riuscire a rispondere pienamente, almeno per ora. Chi può, ad esempio gli editori francesi, si abbeverano alle casse dello stato, in maniera anche importante. Ma in Italia difficilmente arriveranno denari per la stampa, almeno fin tanto che dura questo governo, che non nasconde di mettere giornali e giornalisti nello stesso canestro di giudici, comici e comunisti.
Alcuni gruppi, grandi e piccoli, certo fanno ottimi prodotti online, ma nulla che possa rivaleggiare con il Vecchio Mondo in quanto ai punti sopra, né per barriere all’ingresso né per fatturati.Il caso Kindle/Nook/Skiff-Hearst etc e ciò che ne consegue sta iniziando ad essere visto un po’ come Omaha Beach, credo: terreno che non si può lasciare a nessun costo, partita capitale dove, questa volta, emergere perché siamo con le spalle al muro e non si sa neanche come finirà la vertenza aperta con forza contro Google lato performance ad/indicizzazione-aggregazione. Il sentiment che sento circolare è insomma la voglia di non perdere anche questo treno, riconquistare qualcosa dello spazio perduto (e con questa tecnologia/device/ecosistema iTunizzante si pensa di potersi riprendere almeno distribuzione (ancorché in bit) e paywall su un prodotto poi che è culturalmente di carta (in quanto gli eBook non sono poi che ’stampanti paperless connesse’) in quasi formato A4. Incerto.