E avanti una nuova azienda che all’etica e alla civiltà preferisce il vil dollarone cinese. (via Rainews 24)
Dopo Google e Yahoo anche la Apple, impresa icona del ‘politically correct’ americano, cede alla censura cinese. La società di Cupertino in California, attraverso la China Unicom che da due mesi distribuisce nel Paese asiatico i prestigiosi modelli I-Phone del gruppo, ha di fatto bloccato l’acceso a cinque programmi software relativi al leader spirituale tibetano Dalai Lama e alla leader degli uiguri Rebiya Kadeer.
Se quindi si mette su un I-Phone made in China la ricerca su ‘Dalai’, il risultato è nulla, al contrario invece di quello che invece succede allo stesso apparecchio in un’altra parte del mondo che non sia la Cina.
La scoperta della censura ha fatto andare su tutte le furie Reporter senza Frontiere, Rsf, che ha chiesto spiegazioni al colosso dell’informatica Usa: “Gli abbonati dell’I-Phone in Cina – si legge in una nota – hanno il diritto di sapere a che cosa non hanno accesso libero. Il gruppo americano si unisce al club delle imprese che applicano la censura nel Paese: una grande delusione da parte di un gruppo che ha basato la sua campagna pubblicitaria sul ‘pensa diverso’ e che si ritiene creativa”.
Il portavoce di Apple, Trudy Muller, ha risposto in una e-mail in merito alla mancata vendita delle ‘application’ proibite: “Ci atteniamo alle leggi locali – ha affermato – e non tutte le application sono possibili in tutti i Paesi”.