Vittorio Zambardino racconta come è stato organizzato il b-day attraverso strumenti digitali
Tutto comincia su Facebook, dove altro? C’era una volta – c’è ancora per la verità – la macchina della Cgil. Poi, in altre zone politiche, quelle che hanno organizzato il Family Day, le masse della presenza cattolica. E anche il Cavaliere, quando ha voluto, ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone, poi diventate milioni nelle dichiarazione del dopo (avvertenza a tutti i naviganti di ogni colore: sono ormai in uso le tecnologie di calcolo delle folle sulla base di analisi computerizzate di immagini prese dall’alto: occhio alle polemiche sui numeri in piazza basate sulla “spannometria”). E insomma c’erano una volta le macchina “fisiche”, “materiali” che portavano in piazza le grandi masse. Macchine verticali, dirette dall’alto. Roba ancora viva, ma superata. Signori, ecco a voi, la macchina orizzontale. Non virtuale, reale, vera, col cuore che pulsa nel social network. Perché l’onda della manifestazione del 5 dicembre comincia il 9 ottobre, su una pagina Facebook promossa da cinque persone.
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La pagina Facebook, che non è stata pagata e non richiede gestione tecnologica, non è uno sfogatoio ma un modello di organizzazione. Sulla banda laterale sinistra ci sono i contatti, sotto forma di link, a 103 “pagine” locali (non ci sono “sezioni”, non ci sono strutture fisiche), che a loro volta raccolgono adesioni e organizzano i pullman per la manifestazioni. Si aggiungono 38 pagine aperte da persone residenti in città straniere, da Sidney a Londra, da Barcellona a Dakar, dove italiani residenti si limitano a partecipare nelle forme consentite dal mezzo.
C’è l’adesione ad iniziative “vicine” o sentite tali sul piano politico, tra queste la raccolta firme sull’appello di Saviano lanciato da Repubblica. Ma l’aspetto cruciale è anche – i pullman si pagano e il diesel costa – la raccolta fondi, resa possibile sia con paypal che con poste pay. “Non è stato possibile organizzare la raccolta via sms”, dice Francesco Nizzoli, uno dei promotori “ma non uno dei primissimi”. Poi c’è il sito/blog dove lo schema comunicativo e organizzativo è ancora più chiaro.
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A guardare tutto questo come da un elicottero, quello che colpisce, è proprio l’aspetto di estensione intenzionata politicamente ma non eterodiretta, in altri tempi si sarebbe detto “spontanea”, se non fosse un aggettivo ingenuo.
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Non stiamo dicendo che hanno fatto loro il sito e la strategia del NBD – di questo non c’è alcuna evidenza – ma semplicemente che le idee nella rete sono pollini che volano nel vento e fertilizzano terreni che sembrano lontani. I promotori preferiscono auto descriversi col termine “intelligenza collettiva”, che è un altro concetto chiave della rete. Ma è pur vero che non siamo api bensì esseri umani. In ogni caso è questo il vento della rete, che ha molto contribuito a portare Obama dove sta adesso, e che ha messo le ali alla gente del 5 dicembre. Certo non è tecnologia al potere. Le idee sono sempre quelle degli umani. La tecnologia è piattaforma abilitante. La politica fa il resto.