Google cede agli editori Usa e si inventa una curiosa formula di gestione degli accessi ai siti di news. Ora tutti si chiedono che farà l’utente quando avrà esaurito la quotidiana razione di click su di un sito: passerà a pagare o passerà a un altro sito ?
Alla fine ha vinto Murdoch. Google si arrende: gli scrocconi del web dovranno fermarsi dopo cinque articoli, addio alle notizie gratis. L’annuncio è arrivato ieri da un blog di Google proprio mentre a Washington lui, SuperRupert, discuteva davanti alla Federal Trade Commission del futuro dei giornali e di Internet e la trattativa del mega-accordo in vista tra News Corp e Bing di Microsoft subiva una prima battuta d’arresto.
La guerra delle notizie era scoppiata qualche settimana fa. Il più grande imprenditore della comunicazione al mondo aveva aperto le ostilità: Google non può continuare a pubblicare i contenuti dei giornali senza metterci un dollaro. L’ha ripetuto ancora ieri a Washington: “I creatori dei contenuti sopportano tutti i costi, gli aggregatori godono dei benefici. E questo, nel lungo termine, è insostenibile”. Ma quel termine non sarà evidentemente così lungo.
L’annuncio di Google se non è una resa ci somiglia: è la sconfessione di quel sistema che ha fatto la fortuna del motore di ricerca di notizie nato nel gennaio di tre anni fa e che consente a chi clicca sul portale di accedere gratis ai contenuti dei vari giornali. L’edicola virtuale ora non sarà più senza fondo: Google dice che permetterà agli editori di limitare l’accesso massimo a cinque articoli leggibili attraverso il suo motore di ricerca. Con il metodo “first click free”, ora, dopo i cinque accessi all’editore sarà possibile richiedere un pagamento.La notizia è stata subito rilanciata dall’ammiraglia di Murdoch, il Wall Street Journal, che già riserva alcuni contenuti al servizio a pagamento. La mossa avviene dopo che il capo di News Corp. (un gigante che controlla dalle tv di Sky al Times di Londra al New York Post) aveva fatto balenare l’idea di togliere i suoi giornali dal motore di ricerca. In un primo momento Google aveva risposto freddamente: si accomodi, tutti gli editori sono liberi di farlo. Il colpo di scena era avventuo due settimane fa con l’annuncio dei colloqui avanzati tra Murdoch e Microsoft: SuperRupert avrebbe ceduto i diritti di pubblicazione web a Bing, il giovanissimo motore di ricerca con cui la casa di Bill Gates vuol fare concorrenza a Google. Ma proprio ieri le voci di un contatto tra i due si sono raffreddate: l’interesse comune c’è, dice una fonte, ma l’accordo economico sarebbe lontano.
La comunicazione ufficiale di Google
Google has strict policies against what’s known as cloaking: showing one web page to the crawler that indexes it but then a different page to a user. We do this so that users aren’t deceived into clicking through to a site that’s not what they were expecting. While the anti-cloaking policies are important for users, they do create some challenges for publishers who charge for content. Our crawlers can’t fill out a registration or payment form to see what’s behind a site’s paywall, but they need access to the information in order to index it.
One way we overcome this is through a program called First Click Free. Participating publishers allow the crawler to index their subscription content, then allow users who find one of those articles through Google News or Google Search to see the full page without requiring them to register or subscribe. The user’s first click to the content is free, but when a user clicks on additional links on the site, the publisher can show a payment or registration request. First Click Free is a great way for publishers to promote their content and for users to check out a news source before deciding whether to pay. Previously, each click from a user would be treated as free. Now, we’ve updated the program so that publishers can limit users to no more than five pages per day without registering or subscribing. If you’re a Google user, this means that you may start to see a registration page after you’ve clicked through to more than five articles on the website of a publisher using First Click Free in a day. We think this approach still protects the typical user from cloaking, while allowing publishers to focus on potential subscribers who are accessing a lot of their content on a regular basis.
In addition to First Click Free, we offer another solution: We will crawl, index and treat as “free” any preview pages – generally the headline and first few paragraphs of a story – that they make available to us. This means that our crawlers see the exact same content that will be shown for free to a user. Because the preview page is identical for both users and the crawlers, it’s not cloaking. We will then label such stories as “subscription” in Google News. The ranking of these articles will be subject to the same criteria as all sites in Google, whether paid or free. Paid content may not do as well as free options, but that is not a decision we make based on whether or not it’s free. It’s simply based on the popularity of the content with users and other sites that link to it.
Ma la notizia, come riportata dai giornali italiani è semplicemente falsa. Basta leggere l’inglese, fra l’altro, e certo, magari capirlo. Quello che cambia è la possibilità di leggere gratis via google, contenuti che sarebbero a pagamento se fruiti tramite il sito web del giornale, ma gratis se letti via google. Solo per questi, oltre il quinto, si viene ridiretti al pagamento….Il che è molto diverso dal concetto che dopo 5 articoli di google news si dovrebbe pagare…
Ho paura, caro Vittorio, che dopo i cinque click, si voglia distruggere il bello di Internet. Un saluto, Piero Masia