Più o meno tutti hanno giustamente stigmatizzato il brutto episodio dell’altra notte, quando un gruppo di vigilantes privati, guidati dall’ex Ad di Eutelia, ha cercato di far sloggiare con le maniere forti i lavoratori. Questi ultimi erano colpevoli solo di aver occupato una sede aziendale perché licenziati, privati dello stipendio da mesi mentre lavoravano e privi, tuttora, di certezze sui propri contributi Inps e le proprie liquidazioni.
C’è da chiedersi se poi molti di quelli che oggi accusano l’imprenditore e i suoi comportamenti poco ortodossi non abbiano responsabilità nella vicenda. Per anni il business principale del gruppo Eutelia, che gli ha permesso di ingrandirsi a dismisura, sono stati i famigerati numeri 899: una volta sgonfiatosi un fenomeno per molto versi inquietante e certamente impopolare, anche Eutelia è entrata in crisi.
Ma chi ha tollerato per anni senza regole e controlli il fenomeno dei numeri 899 che hanno gonfiato le bollette degli italiani? Tutto questo è vero, pur accettando come oro colato la versione di Eutelia sugli 899, ovvero che erano gestiti da centri servizi diversi da Eutelia che poi incassavano dai gestori telefonici la loro provvigione.
Quando Bull Italia e Olivetti Informatica sono state vendute a Eutelia, non erano forse al governo gli stessi politici di centrosinistra che ora solidarizzano con i lavoratori? E il sindaco Chiamparino non fu pregato in ginocchio dagli stessi sindacati di non permettere che NoiCom, controllata dal Comune di Torino, attraverso Aem non venisse ceduta a Eutelia?
Senza parlare dei call center di Phonemedia, oggi controllata da Omega come l’ex Eutelia IT; soon call center nati in tante regioni italiane, soprattutto del Sud, grazie all’aiuto delle Regioni in materia di contributi, sgravi fiscali e contributivi. Sembra che il “problema Omega” sia nato solo oggi. Peccato che molti, troppi, in questi anni abbiano fatto finta di niente.