Carla, 34 anni, torinese, impiegata di banca; Antonella, 44 anni, imprenditrice di Novara; Katia, 34 anni, impiegata di Torino; Silvia, 33 anni, di Alassio, cameriera in un bar; Francesca (Chica), 47 anni, di Alassio, commerciante; Francesca, 36, Torino, impiegata di un’agenzia immobiliare; Paola, 34, ex commerciante di Venaria. Poi: Cristina 27 anni, impiegata in uno studio legale e Silvia 39 anni, di Bologna. Seguono: una terza Francesca, di Torino; Anna, di Rivoli; Simona, Jennifer (di Verona). Più altri contatti femminili, sempre nel Nord Ovest, appena avviati e rimasti inerti sulle chat delle rete. Tutte carine, con un buon lavoro, con un po’ di soldi a disposizione, pronte alcune ad accoglierlo anche in casa. Infine l’ex socio, Antonio G. Qui l’amore non c’entra, sono spariti solo i soldi: 170 mila euro, in contanti e assegni.
Una delle «vittime», Katia M., ha raccontato la sua storia ai detective del commissariato San Paolo: («Prima mi ha giurato amore eterno, poi mi ha rubato, in pochi mesi 20 mila euro»). Dopo pochi giorni altre donne – contattate in modo seriale su Facebook e su altri siti da Roberto Giuseppe Martino, 41 anni, torinese di Venaria, ora indagato dalla procura di Torino (pm Valerio Longi) e anche di Novara – si sono messe in contatto con la giovane impiegata torinese per rivelare di essere cadute nella stessa rete. Che lui costruiva con una particolare abilità.