La nuova tempesta si è scatenata per una ragione sola: il possesso dei marchi delle varie iniziative che facevano capo al Grinzane. In un primo momento, infatti, Soria, che li aveva registrati personalmente, pareva intenzionato a passarli gratuitamente a Stasi nell’ambito di una strategia difensiva, concordata con Piacentino, che mirava a ridurre i danni in sede giudiziaria. Il commissario, a suo volta, li avrebbe messi in vendita nell’asta del vecchio Grinzane Cavour che vede in lizza, per ora, il Premio Capalbio di Gianni Aringoli e la Fondazione Bottari Lattes guidata da Caterina Bottari Lattes (che, per comprare, ritiene vincolante la proprietà dei marchi medesimi). Qualche giorno fa, tuttavia, l´atteggiamento di don Giuliano è cambiato all’improvviso. Ha cominciato a evitare con cura il suo avvocato e il commissario liquidatore, non rispondendo alle loro telefonate. Stasi, del resto, per indire il bando dell´asta aspetta solamente la restituzione dei famosi marchi.
Per quale motivo Soria è «scomparso», perlomeno per il suo legale e per Stasi? Forse perché ha deciso di tenersi i marchi, o potrebbe addirittura averli già venduti? Non è da escludersi. Non è un mistero che, da qualche tempo, il «Professore», come veniva chiamato dai suoi collaboratori, abbia ripreso a farsi vedere in giro e si sia incontrato con un bel po´ di persone. Tra questi ci sarebbero esponenti politici del centrodestra piemontese, di Cuneo, di Bra e di Torino, che gli avrebbero proposto di rilevare i marchi dei premi (fa gola, in particolare, quello del Grinzane Cinema) con lo scopo di girarli a organizzatori culturali «amici». Tutto ciò con la prospettiva, magari, di riavere un ruolo, a processo chiuso, nei nuovi assetti del Grinzane.
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