Il 24 settembre parte in tutto il Piemonte il digitale terrestre.Il passaggio sta avvenendo, ci sono problemi, segnali criptati, proteste (e mica soltanto degli anziani), la tecnologia non è necessariamente complicata, ma un po’ sì. Questa, che è una rivoluzione, non risulta insomma semplice come quella degli Anni Settanta, quando fu inventato il telecomando, che cambiò la vita e la storia della televisione. Entro dicembre, il 30% delle famiglie italiane passerà integralmente alla TV Digitale. Nel solo mese di giugno sono stati venduti quasi un milione e mezzo di decoder. Gli ascolti hanno tenuto. Il momento è topico: le associazioni rappresentative della filiera coinvolta nel passaggio alla tv digitale, su impulso di Confindustria ANIE/ANITEC, hanno dato vita al Panel TV Digitale, un tavolo di lavoro congiunto. Fino al 16 dicembre si compirà il passaggio integrale dalla tv analogica a quella digitale per il 30% dell’utenza italiana (quasi 7 milioni di famiglie). Gli ‘switch-off’ programmati riguarderanno i residenti delle province di Aosta, Torino, Cuneo, Trento, Bolzano e delle Regioni Lazio e Campania. La fase di transizione adesso ha bisogno di un altro gradino. Che è rappresentato soprattutto da una informazione chiara e coerente. E certo, se non si informa, nel modo più facile possibile, addio non tanto all’acquisto di decoder, ma addio ascolti. Poi agli ascolti torneranno, se non si può fare altrimenti, ma vuoi mettere il mugugno? Obiettivo condiviso e prioritario del Panel, è dunque fornire un’informazione esaustiva e comprensibile al consumatore, a volte disorientato dalla eterogeneità dell’offerta. E adesso resta il problema di contenuti. Che cosa ci mettiamo, in tutti questi canali, vadano essi per cielo, per terra o per mare? Ci mettiamo le repliche? Ci mettiamo le markette delle Pro Loco? Ci mettiamo la pubblicità delle donne puzzolenti, incontinenti e sudaticce? Sempre solo le donne, a fare ‘ste figure.