Da domani primo settembre via dagli scaffali le lampadine tradizionali, quelle che fino a oggi hanno accompagnato ogni momento della nostra vita quotidiana. Entra infatti in vigore una direttiva dell’Unione Europea che mette al bando le lampadine a incandescenza, ritenute poco efficienti e molto inquinanti. Al loro posto lampade alogene e a basso consumo, viceversa a meno emissioni di CO2 e a maggior rendimento energetico.La sostituzione a livello mondiale – secondo uno studio del Centro di Ricerca & Sviluppo di Philips – delle lampade ad incandescenza per uso domestico con tecnologie di ultima generazione (risparmio energetico e Led) porterà ad un risparmio di 46 miliardi di euro in elettricità e 239 milioni di tonnellate di CO2, pari alla produzione di 228 centrali elettriche o a 685 milioni di barili di petrolio in un anno. A livello europeo il risparmio in elettricità sarebbe pari a 10 miliardi di euro e la riduzione di CO2 di 38 milioni di tonnellate, pari alla produzione di 52 centrali elettriche o a 156 milioni di barili di petrolio in un anno.
In Italia, annualmente, si vendono, nel canale della grande distribuzione, oltre 3.000.000 di lampade ad incandescenza da 100 Watt e per il momento solo 1.500.000 di lampade a risparmio energetico da 18 e 20 Watt corrispondenti ad una 100 Watt ad incandescenza
L’illuminazione in generale copre circa il 19% dell’uso di elettricità nel mondo e si basa per quasi tre quarti su soluzioni antiquate e energeticamente inefficienti. La lampada a incandescenza, ora al bando, venne inventata nel 1854 da Heinrich Goebel, un orologiaio tedesco emigrato in America. Il modello però era ancora troppo rudimentale e Goebel non riuscì a perfezionarlo.
Edison: la luce è nelle case
Nel 1878 viene costruito un modello sufficientemente durevole: a realizzarlo Thomas Alva Edison. Nella lampada ad incandescenza la luce viene prodotta dal riscaldamento di un filamento di tungsteno, attraverso cui passa la corrente elettrica. Il filamento è racchiuso in un bulbo di vetro, contenente argon. Durante il funzionamento il filamento raggiunge temperature fino a 2.700 Gradi kelvin (circa 2.427 gradi centigradi) e il tungsteno evapora: via via che la lampadina è accesa, il filamento diventa sempre più sottile, e dopo circa 1.000 Ore di funzionamento il filamento si spezza e la lampada esaurisce il suo ciclo di vita.
Questo tipo di lampada produce soprattutto calore, e solo il 5-10% dell’energia prodotta viene convertita in luce. A causa del suo carso rendimento inizierà a essere ritirata dal mercato.Ecco, qui di seguito, i nuovi tipi di lampadine che andranno a sostituire, gradualmente, quelle tradizionali:
Lampada alogena – è una variante di quella a incandescenza tradizionale. E’ così detta perchè nel bulbo, oltre all’argon, contiene iodio, elemento classificato come ‘alogeno’ (insieme a fluoro, cloro, bromo, astato), e kripton, gas nobile. A volte la lampada è anche a base di xeno, altro gas nobile. Questo tipo di lampadina raggiunge un’incandescenza maggiore (fino a 3.000 Gradi kelvin, circa 2.727 Gradi centigradi), sprigionando quindi più energia. Nelle lampade alogene le molecole di tungsteno rilasciate dal filamento per via delle elevate temperature, si combinano con lo iodio dando vita ad un sale, l’alogenuro di tungesteno. Questo composto chimico entra a sua volta in reazione con il filamento incandescente: l’alta temperatura spezza il legame che unisce l’alogenuro, il tungsteno viene rilasciato e ridepositato sul filamento stesso, e questo ‘giocò di reazioni ricomincia. Si genera così il ciclo alogenò, una sorta di vera e propria autoalimentazione della lampadina, che ha un periodo di vita doppio rispetto a quello tradizionale (2.000 Ore). Inoltre il rendimento luminoso di una lampada alogena, è del 50-100% superiore rispetto a quella tradizionale, e può funzionare dalle 2.000 Alle 6.000 Ore (cioè da due a sei volte di più della lampada a incandescenza).
Lampadine a basso consumo energetico – rappresentano la versione compatta delle lampade al neon. Sono formate da uno o più tubi di vetro contenenti vapori di mercurio, con un elettrodo posto all’estremità di ciascun tubo. All’accensione della lampadina, la corrente attraversa gli elettrodi provocando una scarica di gas: i vapori di mercurio emettono un raggio ultravioletto che viene trasformato in luce dalla polvere fluorescente che ricopre la parete interna del bulbo. Queste lampade costano di più di quelle tradizionali, ma consumano molta meno energia perché hanno migliori rendimenti luminosi. Inoltre, hanno una durata di vita più lunga. A differenza dei modelli a incandescenza, quelli a basso consumo energetico non sviluppano subito la loro massima intensità luminosa: per avere luce ‘iena bisogna attendere qualche decina di secondi, a volte qualche minuto dall’accensione. In generale, le lampadine a basso consumo energetico si illuminano ancora più lentamente in ambienti freddi, dove fanno maggiormente fatica a sviluppare tutta la loro luminosità.
1 commento su “Addio alle lampadine a incandescenza”
I commenti sono chiusi.