Vittorio Zambardino commenta l’acquisizione di Friendfeed da parte di Facebook. Blogger disperati tenteranno suicidi di massa ?
C’è in giro una grande agitazione e curiosità per l’acquisizione di Friendfeed da parte di Facebook, mentre io la considero una mossa quasi “naturale”. Finalmente qualcosa che chiunque, non solo gli specializzati e gli impallinati di tecnologia, possono capire. Purtroppo sono lontano dai miei attrezzi di scrittura consueti, quindi sarò schematico, ma possiamo schematizzare così:
Delikatessen e supermercati. Facebook è ormai al di là di ogni punto di non ritorno. Ha più di 200 milioni (c’è chi dice 300) di utenti. E’ un “ambiente” che in certi momenti si sovrappone al web, come se sostituisse un mondo di libera navigazione solitaria e fortemente conoscitiva con una “città telematica”, molto caotica e affollata, ma sicuramente più facile da usare (ma sregolata da un autoritarismo privo di diritti). Abusato il paragone della 500 del web, forse una 126 direi, che però mette a disposizione di tutti, senza chieder loro una competenza aggiuntiva, forme di comunicazione interattiva.
Friendfeed è messaggistica stile twitter, una riga di pensieri e un link (o immagine o video) allegato per rafforzare la propria segnalazione. E’ prediletto da un segmento di opinione pubblica tecnologicamente “colto”. Facebook è massa, sorta di televisione generalista del web, Friendfeed un canale di culto. L’azienda che lavora per i supermercati ha comprato una catena di delikatessen. Cioè ha comprato una “demografia” che non possedeva, arricchendo così la sua proposta pubblicitaria di altro valore attrattivo. Ma non si tratta solo di questo.
Tutti quei begli ingegneri di Google passati a Friendfeed…. Era pressocché obbligatorio che questa acquisizione ci fosse perché è in corso un risiko il cui punto critico è Google. Solo se si vede il processo più generale che contrappone la forza tecnologica, industriale, di pubblico e di cultura che Google esercita sul web, come il magnete cui altri tentano di sfuggire costruendo un altro polo, si comprende questo movimento naturale di acquisizioni che hanno poco di finanziario e molto di tecnologico e strategico.
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