Non è certo un mistero che, in questi tempi di crisi economica e di information overload, ogni entità attiva nel mondo dell’informazione, dalle testate mainstream ai citizen media, debba darsi da fare in maniera creativa e innovativa per le modalità di autosostentamento. È quanto va facendo nel suo piccolo anche Global Voices Online, il cui post odierno (in italiano) illustra i passi attivati in questa direzione. “Siamo lieti di annunciare che, nonostante la crisi economica in corso, quasi tutte le nostre spese per il 2009 sono coperte, grazie al supporto delle organizzazioni filantropiche elencate qui. Per assicurare una sostenibilità a lungo termine, stiamo tuttavia cercando di raggiungere un equilibrio fra supporto filantropico, commissioni editoriali, partnership e redistribuzioni di contenuti, buttandoci dentro un pizzico di pubblicità” – spiega la managing director di GV, Georgia Poppelwell (traduzione di Eleonora Pantò). A ribadire insomma che i modelli possibili sono interconnessi, variegati e flessibili, piuttosto che mettersi alla vana ricerca del Sacro Graal, cioè dell’unico business model buono per tutti – così come non esiste “la” killer application del giro high-tech e/o online.
Ovviamente questo mix creativo ha ancora più senso quando si parla dell’opportunità di contenuti (anche) a pagamento prodotti dal “giornalismo dal basso”. Pensando appunto a pratiche integrative tra old & new media, in cui a questi ultimi venga commissionata la copertura più approfondita di determinate aree o argomenti. Dalle (contro)inchieste sul territorio agli aggregatori umani ragionati, dagli editoriali di qualità alle contestualizzazioni mirate, da contenuti iper-locali e rilavorati – situazioni sicuramente alla portata dei soggetti italiani attualmente attivi. Ovvero, riprendendo ancora il post di GV: “Enti e organizzazioni che abbiano interesse a fare informazione su un tema preciso possono finanziare in modo specifico certi contenuti, con il chiaro accordo che non avranno voce in capitolo sulla produzione di tali contenuti. Questo tipo di finanziamento caratterizza il modello delle testate d’informazione a carattere pubblico [in Usa e altri Paesi]. Questa tipologia di entrate è probabilmente destinata a diventare una significativa fonte alternativa di finanziamento.”