Alberto Fattori racconta degli strani tipi di innovazione e propone una petizione
In Italia, dopo la parola Veline, ne esiste una seconda sulla bocca di tutti: Innovazione! Bene, mentre la prima non genera ricchezza se non per giornali di gossip connessi, la seconda rappresenterebbe l’opportunità del paese per cercare di crearsi un possibile futuro, al momento compromesso da decenni di scelte errate e miopi, dei diversi Governi e gruppi di potere (lobby) che si sono succeduti.
Siccome non è “mai troppo tardi” per fare la cosa giusta, come del resto stanno facendo tutti i paesi occidentali, alla disperata ricerca di “correggere” l’errato approccio che ha provocato la crisi mondiale in atto, nei mesi scorsi, anche l’Italia aveva dichiarato di voler “riscrivere” il proprio futuro, partendo proprio da una sistematica Innovazione.
Bene, con ansia si aspettava quindi il varo, del “Decreto Anticrisi”, sbandierato per “mari e monti” da Berlusconi, come il “salvavita” per il paese, la pietra miliare per costruirne il futuro. Leggendolo e rileggendolo sembra però più che un documento che delinea un futuro, qualcosa pensato per il suo passato, tanto che si potrebbe confondere come un atto redatto a fine anni ’60, in pieno boom economico, piuttosto che qualcosa pensato e scritto nel 2009 per gli anni a venire!